Una gara nella gara: così è stata la terza serata di Sanremo 2017. Soprattutto un appuntamento con la nostalgia. Il piccolo coro dell'Antoniano di Bologna che ha aperto la kermesse ci ha catapultati nell'infanzia con Il caffè della Peppina, Volevo un gatto nero, Il valzer del moscerino. Siamo ritornati bambini. E così doveva essere. Perché la serata delle cover è quella dedicata ai grandi successi del passato. Quelli cantati dalle mamme e dai papà , quelli di quando eravamo giovani. Vintage ma indimenticabili
Quasi tutti i big hanno scelto di mettersi alla prova con brani importanti (le versioni originali le potete ascoltare e vedere qui). E per la maggior parte ci sono riusciti. Del resto con canzoni così... Possiamo dire che ci siamo goduti la serata? Ma ecco com'è andata.
I 3 Vincitori
1. Ermal Meta, Amara terra mia di Domenico Modugno (1971). Ermal Meta è una bella sorpresa ed è stato bravissimo a interpretare questa canzone drammatica. L'ha resa intensa, moderna, un po' tzigana. Applausi per la scelta del brano nelle sue corde e l'interpretazione da brividi a due voci. E infatti vince il Premio Cover. Voto: 10.
2. Paola Turci, Un'emozione da poco di Anna Oxa (1978). Ci piaceva Anna Oxa quando la cantava, ci fa impazzire Paola Turci quando la interpreta con la stessa grinta anche senza il look aggressive ma in completo pantaloni nero con reggiseno a vista. Bellissima e bravissima. Voto: 9. Seconda classificata.
3. Marco Masini, Signor Tenente di Giorgio Faletti (1994). Un testo difficile, anche recitato, importante. Masini l'ha interpretato credendoci e ha conquistato il pubblico in sala e a casa che ha voluto premiarlo con il terzo posto (nonostante il look da Mazzini, come dice Crozza). Voto 8. Terzo classificato.
Le altre prove dei Big
Chiara, Diamante di Zucchero (1989). Non c'è che dire: Chiara Galiazzo ha classe e lo dimostra, con il look raffinato che ha scelto, il lungo abito nero e portandosi dietro un fuoriclasse come il maestro Mauro Pagani che sul palco ha suonato perfino un ukulele. La loro versione del successo di Zucchero è bella. Voto: a lei 7,5 ma lui merita un 10.
Lodovica Comello, Le mille bolle blu di Mina (1961). Lodovica è fresca, mette allegria, ma nonostante l'abitino anni Sessanta che ricorda un po' Mina proprio sul palco di Sanremo, non convince. Le mille bolle blu è una canzone difficilissima. E il paragone con la tigre di Cremona purtroppo non la premia. Voto: 6 perché comunque è deliziosa.
Al Bano, Pregherò di Adriano Celentano (1965). La canzone scelta da Al Bano è la versione italiana di Stand by me. Il pubblico applaude per incoraggiarlo e non può fare a meno di cantare, peccato però che il cantante di Cellino San Marco in questa edizione è sotto tono. Ma qui è più bravo che in gara. E per far capire che è quello di sempre si è rimesso anche il cappello. Voto: 6,5.
Fiorella Mannoia, Sempre per sempre di Francesco De Gregori (2001). Bellissima ed elegante, in pantaloni neri e top argento, Fiorella Mannoia dimostra che è ancora lei la migliore interprete della canzone italiana. Il brano che ha scelto forse è uno dei meno noti di De Gregori e non è facilissimo. Però in mezzo a tutta quella bravura ci voleva un po' più di cuore, no? Voto: 7.
Alessio Bernabei, Un giorno credi Di Edoardo Bennato (1973). Smoking a brillantini per Alessio che sembra ispirarsi a Mika. Nonostante il look brillante, la canzone non decolla. Gli mancano l'ironia e la grinta di Bennato. Voto 5.
Gigi D'Alessio, L'immensità di Don Backy (1967). Gigi è riuscito a trasformare la canzone di Don Backy così intensa in una canzone di Gigi D'Alessio, quasi irriconoscibile. E poi sarà stata l'ora tarda ma a me a volte sembrava anche che l'avesse presa di corsa e l'arrangiamento a tratti mi ricordava la colonna sonora di Mission Impossible. Però come suona bene il piano! Voto 5.
Francesco Gabbani, Susanna di Celentano (1984). Col suo maglioncino di cachemere azzurro e anche se si muoveva come Celentano ed è piuttosto belloccio e sorridente, Francesco proprio non ci ha convinto in questa versione moderna del Molleggiato. Voto: 6.
Michele Zarrillo, Se tu non torni di Miguel Bosé (1993). Giacca a quadretti, occhiali da nerd, Zarrillo punta sul romanticismo e la leggerezza. Facendo leva su chi nell'estate del 1993 soffriva le pene d'amore. La canzone di per sé non è indimenticabile e lui non scalfisce. Voto: 6.
Elodie, Quando finisce un amore di Riccardo Cocciante (1964). Troppo melodrammatica, troppo impostata, troppo seria per la sua età . Forse se avesse scelto una canzone meno tragica e carica avrebbe convinto di più. E comunque ci volevano l'espressione sofferente e la voce roca di Cocciante per buttarsi in una hit così. Voto 6
Samuel, Ho difeso il mio amore dei Nomadi (1968). L'ex cantante dei Subsonica è bravo ma ricorda troppo i Subsonica e il look da hipster non aiuta a farci dimenticare le hit della band torinese. E poi ha scelto una canzone che pochi si ricordano anche se ha detto: «è stata la prima canzone che ho cantato da piccolo». Voto 7
Sergio Sylvestre, La pelle nera di Nino Ferrer (1967). Si è presentato sul palco con i Soul System ma sembra abbiano avuto problemi tecnici e per questo sono stati penalizzati. Però l'abbinamento era perfetto per questa canzone che cita Wilson Pickett e James Brown. Ma la voce si è sentita poco e l'hip pop dei soul system stonava decisamente con il luogo (leggi teatro dell'Ariston). Voto 6
Fabrizio Moro, La leva calcistica della classe '68 di Francesco De Gregori (1982). Premessa: questa è una delle mie canzoni preferite che ogni volta che la sento mi viene la pelle d'oca. Fabrizio la dedica a suo figlio piccolo perché in effetti più che di calcio il testo parla di figli e speranze. Però non riesce a dare i brividi e a emozionare, la voce è rauca. E l'effetto è quello del karaoke. Voto 6,5 (solo perché l'ha scelta e si vorrebbe ascoltare e riascoltare)
Michele Bravi, La stagione dell'amore di Franco Battiato (1983). Fa un certo effetto vedere un ragazzo con la faccia pulita cimentarsi con un brano del maestro Battiato. Risultato? Troppo giovane e immaturo per cantarlo e l'esecuzione da talent proprio no. Per non parlare del finale da stadio. Voto 5