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Cinema, il ritorno di Jack Reacher

Nuova saga per Tom Cruise

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Jack Reacher atto II.

Corazzato e invulnerabile, al netto di qualche graffio, come Ethan Hunt e James Bond  messi insieme, e al pari di loro versatile quanto un camaleonte. Ma non è un agente segreto, è “solo” un agente della polizia militare. Quattro anni dopo il primo film della serie, Jack Reacher – La prova decisiva (2012), Tom Cruise torna nei panni del personaggio creato da Lee Child, un ex ufficiale trasformatosi in giustiziere solitario abbonato alle fughe: lo fa con Jack Reacher – Punto di non ritorno, ora nelle sale italiane.

Nel capitolo di apertura, diretto da Christopher McQuarrie, Cruise aveva come partner una ex Bond girl (del versante cattive), Rosamund Pike che interpretava l’avvocato Helen Rodin. Invece in  questo secondo capitolo, alla cui regia c’è il navigato Edward Zwick, il suo personaggio fa coppia con un maggiore della 110a unità di Polizia militare, Susan Turner: in pratica è colei che è succeduta allo stesso Reacher in quello che in passato era stato  il suo ruolo, un ruolo che ella deve ora  difendere da una diabolica macchinazione ai vertici dell'unità. La Turner è interpretata dalla bella Cobie Smulders: quattro anni fa le sarebbe stato impossibile far parte del cast, impegnata com’era con i vari fumettoni Marvel e soprattutto con How I met your mother, una delle sitcom di maggior successo a cavallo tra i primi due decenni del nuovo secolo (e conclusasi a distanza di due anni dall’uscita di quel film, cioè nel 2014).

Tornando a monte, fatti due conti, nella personale bilancia dell’identità di Reacher il piatto pende decisamente dalla parte di James Bond. E questo a dispetto del fatto che Hunt, in fondo, non è che un altro alter ego cinematografico dello stesso Cruise. Diciamo allora che è un Ethan Hunt dalle movenze bondiane. Contenti? Lo saranno di sicuro i patiti di 007 Spectre perché, a ben guardare, la penultima sequenza di Reacher II, la sua cornice, ricorda molto quella iniziale di Bond  XXIV. L’atmosfera è la stessa, quella a suo modo frizzante di una tradizionale festa macabra: il tardo pomeriggio del 2 novembre in Spectre, la notte di Halloween in Jack Reacher. È proprio nel bel mezzo di un’orrida processione festosa che s’intrufolano sicari incaricati di chiudere definitivamente i conti con Samantha Dayton, un’adolescente che, in base alle informazioni dei nemici di Jack e della Turner (un’associazione che si chiama Parasource, con cui i vertici della 110a sono collusi), è  figlia di Reacher e magari lo è davvero, anche se lui non sapeva neanche di averla (le dà il volto un’emergente Danika Yarosh, classe 1998). Lui e il maggiore in gonnella hanno parcheggiato la ragazza, per la sua sicurezza, in un motel da qualche parte a New Orleans (tutto il film è stato nei fatti girato in Louisiana, anche se una buona parte dell’azione si immagina svolta in Virginia e in altre parti degli Usa).

Non meno soddisfatti saranno di sicuro gli estimatori della calliditas bondiana in generale. Ma fa ovviamente la sua parte anche la proverbiale charis cruisiana, in grado di mitigare l'attrattiva sublime ma temibile del potenziale nemico pubblico in quella più leggera ma non meno disarmante dell'adorabile canaglia. Memorabile la sequenza in cui, accusato dell’omicidio dell’avvocato della Turner e per questo portato in prigione (in realtà la mossa era premeditata perché anche Reacher, sin dall’inizio, era nel mirino dei cospiratori anti-Turner), riesce ad evadere chiedendo al suo difensore d’ufficio di portargli un panino dalla mensa, così da poter superare il suo calo glicemico. Senza sospettare nulla, il suo difensore si allontana dalla cella e non si cura neppure di portarsi le chiavi appresso – preferisce infatti farsi aprire dall'esterno con una chiamata all’interfono –; e così l’imputato può comodamente sfilargli dalla borsa il mazzo di chiavi, oltre a qualche contante che fa sempre comodo, e, una volta impadronitosi degli abiti di un ex collega, su cui riesce ad avere la meglio dopo una colluttazione in un corridoio, liberare il maggiore. Da qui ha inizio una nuova grande avventura in fuga, stavolta vissuta al quadrato. Anzi, al cubo, visto che dell’avventura diventa protagonista di diritto anche Samantha, la falsa-vera figlia di Jack.

Ed ecco allora che, all'improvviso, nella vita vagabonda e disordinata di Reacher, succede il fatto nuovo, rivoluzionario: irrompono due donne contemporaneamente, e nessuna delle due sembra troppo preoccupata di recitare la parte della dama indifesa. Può essere la svolta decisiva per il nostro eroe? Ma neanche per idea, perché, come dice lo stesso Reacher in un passaggio particolarmente toccante del film, “Io sono abituato a lavorare da solo(soprattutto, aggiungiamo noi) sono abituato a stare da solo”. Huntiani, bondiani e bondoidi, nel buio più buio della sala, avranno sottoscritto e sottoscriveranno in pieno. 

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