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Prince, nuove rivelazioni su morte

Overdose per Associated Press

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“Overdose di oppiacei”.

L’ultima ipotesi, in ordine di tempo, sulla morte del cantante Prince, avvenuta lo scorso 21 aprile, è in realtà un rilancio in grande stile di una voce che circolava sin dalle primissime ore successive al fatto. Ma adesso potrebbe essere più di un’ipotesi: ci sono, infatti, riscontri scientifici più robusti. A darne notizia l’Associated Press, che ha consultato un responsabile delle Forze dell’Ordine in prima linea nelle indagini sul caso.

Indagini, che nelle ultime settimane si erano indirizzate in modo deciso a scoprire se per caso la superstar negli ultimi tempi stesse facendo uso di qualche farmaco sotto prescrizione medica. In effetti dall’autopsia, come ha detto ad Ap il consulente che ha preferito mantenere l’anonimato, è risultato che il cantante nel suo ultimo periodo di vita aveva esagerato col Fentanyl, un oppiaceo sintetico 50 volte più potente dell’eroina e responsabile del recente incremento di morti per overdose in tutto il territorio Usa.

Dunque, cambia il nome farmacologico del colpevole: dal Percocet al Fentanyl. Sotto accusa, invece, resta quel gruppo di medici che aveva in cura Prince e che potrebbe averlo ucciso prescrivendogli dosi massicce (troppo massicce) di antidolorifico, al fine di alleviare il dolore che si portava dietro dai tempi di un intervento a cui si era sottoposto qualche anno prima.

Era il 2010, e l’artista fu operato all’anca: una disavventura da cui non si era mai più ripreso completamente. Il 15 aprile – quindi solo sei giorni prima del decesso – era stato necessario portarlo all’ospedale di Atlanta, in Georgia, mentre era di ritorno da una performance concertistica, proprio per il riacutizzarsi del dolore.

E prima e dopo quel ricovero-lampo, così dicono le persone che erano nella sua cerchia di intimi, era stato costretto a recarsi quattro volte nella sua farmacia di fiducia.   

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