Dopo mesi e mesi di rinvii sono state infine formalizzate le nomine Rai che avrebbero dovuto riequilibrare l'assetto politico vigente nel Paese (ovvero l'alleanza di Governo Pd-M5s che ha soppiantato quella dei grillini con la Lega uscita dalle elezioni politiche del 4 marzo 2018). Usiamo il condizionale perché, in fin dei conti, tale riequilibrio non è avvenuto. M5s e Lega mantengono il Tg1 e il Tg2, e il Tg3 vede Mario Orfeo sostituire al timone Giuseppina Paterniti. La Prima Rete e la Seconda Rete e i relativi notiziari rimangono praticamente immutati per quanto riguarda i rapporti di forza politici mentre la Terza vede l'allontanamento di due donne (Silvia Calandrelli in quota Pd dalla direzione di Rai3 e la suddetta Paterniti in quota M5s) accogliendo alla direzione Franco Di Mare in quota M5s e al timone del Tg il succitato Orfeo in quota Centrosinistra... In ultima analisi, insomma, non è cambiato niente: il Centrodestra e in particolare la Lega conservano Rai2 e il Tg2, il M5s custodisce il Tg1 e, se perde il Tg3, passa comunque a dirigere la rete. Un trionfo di compromessi e di strapuntini politici che stride ancor più eclatante nel momento in cui gli attori sono quel Carroccio e quei grillini che, in campagna elettorale e per quanto riguarda il M5s nei cinque anni della precedente legislatura, invocavano una Rai libera dai partiti e dalle loro manovre. Se poi si pensa che a RaiCom è stata designata come Presidente Teresa De Santis ("cacciata" bruscamente dall'Ad Fabrizio Salini il 14 gennaio 2020 dalla direzione di Rai1), e come Ad è stato scelto Angelo Teodoli che dalla De Santis era stato sostituito alle redini della Prima Rete... insomma, sembra di assistere a un sapiente gioco a incastro formato dagli stessi tasselli che cambiano soltanto di posto.
A parte la radicale eliminazione delle donne dalla guida delle tre reti principali del Servizio Pubblico e dei loro notiziari, come abbiamo sottolineato in questo articolo (clicca qui per leggere), a stigmatizzare lo spettacolo di arte varia (per citare il buon Paolo Conte) delle ultimissime nomine Rai è il Segretario della Commissione di Vigilanza Michele Anzaldi (Iv) sostenendo in un'intervista al Riformista che esse "calpestano completamente i giudizi dell'AgCom, dei cittadini e dell'Osservatorio di Pavia". Sottolineando inoltre il "capolavoro di Meloni e Salvini che salvano tutti i direttori che avevano nominato e lasciano firmare la nuova lottizzazione alla maggioranza M5s-Pd, facendo astenere i loro consiglieri e addirittura il presidente del Cda sui nuovi direttori".
La domanda che l'On. Anzaldi si pone non è affatto peregrina: "Se da un punto di vista politico un direttore andava bene a Salvini, come fa a essere riconfermato di nuovo?". Ecco appunto, com'è possibile tutto ciò? Mistero. Il Segretario della Vigilanza si esprime anche sulla designazione di Mario Orfeo alla guida del Tg3 definendola un'altra "mossa discutibile del Pd. [Orfeo] è bravissimo, ovunque sia andato ha ottenuto ottimi risultati, allora perché non nominarlo al Tg1, per risollevarne ascolti e qualità in picchiata con l'attuale direttore [Giuseppe Carboni]?". Utile ricordare, per giunta, che l'approdo di Mario Orfeo al Tg3 non è stato certo semplice, visti i veti perpetui ai suoi danni da parte del M5s, che ha fatto di tutto per ostacolarne la designazione bloccando di fatto le nomine per mesi e mesi.
Per concludere, le nomine che dovevano essere un atto di riequilibrio delle forze sono state invece abile strumento per rafforzare lo status quo, con una Lega forte, un M5s asservito agli ex alleati di Governo, e a un Pd in posizione marginale. Più che il cavallo morente scolpito da Francesco Messina, il simbolo di Viale Mazzini è oggi più che mai il Gattopardo vividamente descritto da Tomasi Di Lampedusa.