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Nomine Rai, più che un valzer di poltrone una ballata macabra per l'azienda

Continua il triste teatrino a Viale Mazzini. Dopo nove mesi dalla caduta del Governo giallo-verde nulla è cambiato

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Ormai da nove mesi - e cioè dalla caduta del Governo Lega-M5s - Viale Mazzini prepara il parto delle nuove nomine da affiancarsi a quelle già travagliate dei direttori di rete e dei "superdirettori" dati alla luce il 14 gennaio scorso. E tuttavia, la gestazione non sembra essere quella umana bensì quella elefantina. I simpatici pachidermi infatti partoriscono dopo ventidue mesi ed evidentemente in Rai non è soltanto la burocrazia a essere elefantiaca.

Paragoni zoofili a parte, a quasi un anno dall'insediamento al Governo dell'assetto M5s-Pd in seguito alla defezione della Lega, a Viale Mazzini tutto è rimasto immutato e il Carroccio regna sovrano, con i 5 stelle aggrappati con unghie e denti ai privilegi acquisiti grazie all'esecutivo giallo-verde. Privilegi ai quali i grillini non intendono rinunciare per nulla al mondo.

Lo si vede, per esempio, dai tentativi dei consiglieri di amministrazione Rita Borioni (Pd) e Riccardo Laganà (dipendenti Rai) di rovesciare il Presidente Foa, del quale il Segretario della Vigilanza Michele Anzaldi (Iv),sostenuto dalla capogruppo dem nella Commissione Valeria Fedeli, ha chiesto l'accesso alle schede di votazione sospettandole segnate anzitempo e quindi non valide. Tentativi che sono stati vanificati nell'ultima seduta della Commissione dalla consigliera Coletti in quota pentastellata che - adducendo giustificazioni poco convincenti - ha deciso di "salvare" Foa. 

In soldoni, per chi ancora non l'avesse capito: il M5s nel Paese governa con il Pd ma in Rai è succube della Lega, che spopola a tutt'oggi, quindi l'Ad Salini in quota pentastellata si trova a dover rispondere ai suoi danti causa grillini ovvero, in ultima analisi, allo stesso Carroccio. Ciò significa che il Pd continua, dopo nove mesi al Governo, a non toccare praticamente palla in Rai. La nomina di Stefano Coletta alla direzione di Rai1 era un semplice specchietto per le allodole: dato in quota dem è infatti assai più vicino a Vincenzo Spadafora e quindi al Movimento Cinque Stelle. 

Il tutto, com'è ovvio, si riverbera sulle nomine dei Tg, annunciate da tempo immemore, e mai formalizzate. Sempre per via di un nome inviso al Movimento, ovvero quello di Mario Orfeo, sulla cui nomina alla direzione del Tg3 il M5s ha messo veti su veti che, per una questione di contrappesi, finiscono per mandare costantemente all'aria la scelta dei nomi cui affidare le varie cariche. Più che un valzer di nomine, come scrivono i giornaloni, una ballata macabra per un'azienda più immobile di un cadavere.  

Un triste teatrino politico nel quale chi ha pieni poteri ha le mani legate, e chi invece dovrebbe essere in disgrazia e in minoranza regna incontrastato, con il M5s a dare un colpo al cerchio e uno alla botte come sempre ha fatto nella sua storia politica. Venerdì prossimo o il 25 maggio saranno finalmente formalizzate le tanto attese e annunciate nomine a Viale Mazzini? Forse sì, forse no, ma nell'immobilismo incantato di Viale Mazzini quasi non conta più. The Rocky Horror Picture Show must go on. 

 

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