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Dario Bellini, il mesopotamico dell’editoria

Da Uruk ad Asola (MN), una grande avventura nel segno dei libri

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Nella biblioteca del re assiro Assurbanipal, la più antica della storia, il fiore all’occhiello era la collezione delle tavolette dell’epopea di Gilgamesh, il primo romanzo epico e anche il primo romanzo d’avventura della storia letteraria (proto-letteraria).

Una grande saga con un finale amaro: alla fine del suo viaggio Gilgamesh viene a sapere dal suo grande amico Enkidu (dalla sua anima, più precisamente) che non c’è nessuna felicità dopo la morte, e che l’unico modo per garantirsi l’immortalità è quella di fare molti figli. Gilgamesh, in realtà, ebbe un figlio solamente, Ur-Nungal, destinato a sedere per trent’anni sul trono di Uruk, che già era stato del padre. Ma la sua vera immortalità, lo si può dire senza tema di smentita, gliela procurò il racconto delle sue gesta: il libro, considerato da molti il capostipite di tutti i libri.

Ecco, a dispetto di quanto osservava Enkidu, non ci sono solo i figli, che dopotutto nascono e muoiono come i genitori, a garantire l’immortalità, ci sono anche i libri, che sono immortali a propria volta.  Proprio così: un libro può  sopravvivere alle generazioni, e dare l’immortalità a ciò di cui in esso si è scritto, oltre che, naturalmente, a chi lo ha scritto. Senza contare, poi, che quasi tutti gli scrittori considerano i libri come figli.

Gilgamesh, reso immortale grazie al più antico libro della letteratura, accompagna ora col suo nome imperituro le fortune di altri libri che vorrebbero sfidare l’oblio del tempo: e diventa un marchio, editoriale. L’idea è venuta al principio del decennio a Dario Bellini, giovane imprenditore culturale. Virgiliano solo per un caso del destino; in realtà mesopotamico nello spirito, e nella testa. Non per niente  le principali collane della Gilgamesh Edizioni portano il nome di divinità sumere: Enki, il dio della sapienza, è abbinato alla saggistica; Nidaba, la dea della scrittura, alla filosofia; Ishtar, la dea dell’amore e della guerra, alla poesia. L’intero pantheon, poi, e cioè l’Anunnaki, è chiamato in causa per la narrativa: e non potrebbe essere altrimenti, visto che il pane degli autori emergenti, che si affidano ad una casa editrice emergente, non può che essere l’accoppiata romanzi & racconti.    

Dario, cosa rappresenta l’antico semidio sumero per te e per la tua creatura, le Edizioni Gilgamesh?

Ho deciso di chiamare la casa editrice che ho fondato Gilgamesh Edizioni, perché L'Epopea di Gilgamesh rappresenta la prima testimonianza di opera letteraria nella storia dell'uomo. Naturalmente intendo "prima" testimonianza in quanto scritta. Quindi, in un certo qual modo, la letteratura nasce con l'Epopea di Gilgamesh. Ecco spiegato il riferimento a Gilgamesh. A questo si aggiunga il mio amore per le culture semitiche e la grandissima affascinazione per l'aspetto filosofico/teosofico/gnoseologico che l'Epopea di Gilgamesh assomma.

Tra l’editoria a pagamento e quella delle grandi major, come definiresti l’esitoria indipendente, il “mondo di mezzo” in cui Gilgamesh si pone?

L'editoria indipendente, proprio perché tale, rappresenta una risorsa culturale molto importante per la letteratura. Prima dell'editoria viene la produzione letteraria, e non il contrario. Quindi, questo vale almeno per me, se un'opera è bella, si pubblica, al diavolo le logiche di mercato. Io mi sento, a volte, più un mecenate che un editore. Non campo con l'editoria. Forse è questo il segreto del successo di Gilgamesh Edizioni.

Condividi l’equazione editoria indipendente = editoria di nicchia?

L'editore indipendente, non sempre o per forza è un editore di nicchia. Noi siamo una casa editrice generalista. Nicchie editoriali, generi letterari... tutte invenzioni del secolo scorso. Per me esiste solo l'opera letteraria come individualità. Mai farsi ingabbiare. Scrivete come volete, purché siate originali e bravi.

Quali sono i requisiti di un autore Gilgamesh, e perché un autore dovrebbe scegliere di pubblicare sotto l’egida dell’eroe di Uruk?

Non esistono requisiti per essere un autore Gilgamesh. Altrimenti verrebbe meno quanto ho detto fin'ora. D'altro canto, non è l'autore che sceglie Gilgamesh e non è Gilgamesh che sceglie l'autore. Entrambi questi si scelgono senza neppure rendersene conto. E' destino. Tutto. qui. Come nell'Epopea di Gilgamesh: il destino la fa da padrone. In bocca al lupo a voi , cari autori, e a me, il vostro editore.

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