Partecipa a Notizie Nazionali

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Sondaggi: sempre probabili mai attendibili -seconda parte-

Continua l'intervista a Roberto Baldassari, presidente dell’Istituto Piepoli

Condividi su:

QUI la prima parte dell'intervista:

Quale preparazione e attitudini deve avere una persona che intende lavorare per un istituto di sondaggi?

La laurea è un requisito fondamentale. Sono importanti competenze riguardanti la statistica, l'economia, sociologia e psicologia, buone conoscenze culturali sui temi relativi all'attualità. Lo spirito di gruppo e' una delle caratteristiche più importanti

Dicono che la mania dei sondaggi sia arrivata dall’America

Veramente i sondaggi esistono fin dai tempi dei romani. Alcuni imperatori mandavano i loro emissari in mezzo al popolo per capire gli umori dei sudditi, era la prima forma rudimentale di sondaggio. Stessa cosa per Mussolini che inviava uomini in tutti Italia perché cogliessero il clima presente nel paese. De Gaulle era un patito dei sondaggi . Li usava per questioni di secondaria importanza e per prendere decisioni di indirizzo politico. In Italia, il primo grande istituto che iniziò ad operare in materia fu la Docsa subito dopo la seconda guerra mondiale, poi istituti come il Nicola Piepoli che è nato nei primi anni sessanta. Anche il mito dell’americanata va smentito.

Può smentire il fatto che ci sono state deformazioni di questo strumento nel nostro paese?

Non smentisco perchè è vero. Del resto si sa che in Italia la politica domina su tutto e sono stati creati dei circuiti per cui si è avuta una mania dei sondaggi con dati diffusi in modo spregiudicato e personalistico . Sinceramente come le ho detto non è un nostra responsabilità, siamo supervisionati da un’autorità e non ci interessa la politica professionalmente parlando. Certo che ognuno ha le sue opinioni ma in tutta onestà non influiscono sui risultati che raccogliamo, sarebbe davvero controproducente. Le dirò di più, come sorta di controllo vicendevole un team deve essere composto da persone di diversi orientamenti politici, per non creare un gruppo di professionisti riconducibili ad una certa area. Il nostro lavoro non è la politica ma sondare il mercato per le aziende, è questa la nostra fonte di mantenimento e reddito certo. La politica rappresenta il 13% del nostro lavoro, anche se è il settore che ci dà il 100% di visibilità.

Una visibilità non sempre facile da affrontare e gestire

Esatto. Pensi soltanto agli exit-poll. E’ facile sbagliare perché è un terreno scivoloso e incerto quello delle elezioni. E’ vero che non si sa mai come andrà a finire e c’è sempre una percentuale di rischio molto alta, la previsione sbagliata è dietro l’angolo. Eppure non produrre proiezioni in queste occasioni per un istituto di ricerca è come mancare ad un mondiale di calcio, sbagliare il tiro durante un mondiale significa avere per sempre una macchia sul curriculum, ecco per noi è la stessa cosa. Rischiamo molto per un guadagno minimo. Del resto ogni lavoro ha i suoi inconvenienti.

Condividi su:

Seguici su Facebook