Partecipa a Notizie Nazionali

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Non solo Isis: le origini dello Stato Islamico

L'idea di una religione che si fa stato nel XX secolo

Condividi su:
L'Islam politico è un movimento politico che ha come scopo la creazione di uno Stato Islamico. E' un fenomeno iniziato nel XX secolo e più precisamente nel 1928 con la nascita della Fratellanza Musulmana in Egitto.
Lo stato islamico altro non è che un'organizzazione governativa basata sulla Shari'a, la legge islamica contenuta nel Corano che influenza ogni ambito dell'esistenza umana. 
 
Dopo la prima guerra mondiale l'impero Ottomano scompare. La sconfitta del Sultano e la conseguente caduta dell'impero Ottomano segnano la fine del più grande stato di religione islamica del XX secolo. Negli ex territori dell'impero - Siria, Libano, Palestina, Giordania, Iraq, Arabia - e più in generale in tutto il mondo islamico, si diffonde un certo malcontento a causa del duro trattamento riservato al Sultano alla fine della prima guerra mondiale. Il Sultano in quanto Califfo è infatti considerato uno dei supremi protettori della fede islamica. Il malcontento prende forma e viene incanalato dal movimento del Califfato. Il movimento ha però vita breve e scompare già nel 1923. Le potenze coloniali europee acquisiscono sempre maggiore influenza nei territori dell'ormai ex impero ed emerge il movimento Sionista, finalizzato alla creazione di uno stato ebraico in Palestina. E' in questo contesto che prende forma l'idea contemporanea di Stato Islamico, teorizzata da Muhammad Rashid Rida. Rida sosteneva che dopo il 1883 - anno dell'occupazione britannica dell'Egitto - il mondo islamico fosse accerchiato, oppresso e soffocato territorialmente e culturalmente dall'occidente colonialista. 
 
L'incontro e lo scontro del mondo arabo e islamico con la superiorità tecnologica europea prima e americana poi, introducono un dilemma inestricabile:
come colmare il gap tecnologico e militare con il mondo industrializzato?
La prima risposta è quella del nazionalismo arabo-islamico laico, una corrente di pensiero concretizzata politicamente nella nascita di governi socialisti a economia dirigista. Il nazionalismo arabo punta all'unificazione del mondo musulmano. Il cosiddetto Panarabismo entra in crisi subito dopo la sconfitta di Egitto, Giordania e Siria nella guerra dei 6 giorni del 1967 contro Israele e crolla definitivamente con la crisi petrolifera degli anni '70 e '80. Quando egiziani, siriani, libanesi, algerini e iracheni muoiono di fame, sono i sostenitori dello stato islamico a fronteggiare le numerose "rivolte del pane" e a garantire misure minime di welfare. Le moschee divengono le valvole di sfogo del malcontento e i movimenti dell'islam politico ottengono un rapido successo e un forte consenso. 
 
I programmi di industrializzazione, i finanziamenti pubblici per l'istruzione, lo sviluppo delle città e del terzo settore, la secolarizzazione e la laicizzazione dei centri di diffusione culturale falliscono. L'Iran dello Scià Pahlavi è un esempio calzante. Le riforme promosse dallo Scià e appoggiate dagli Usa, dopo un iniziale successo traghettano l'Iran verso la recessione: le spese militari esorbitanti innalzano il debito pubblico, la nascita dei monopoli commerciali manda in rovina i commercianti dei Bazar, la secolarizzazione e la diffusione di usi e costumi occidentali generano ira e malcontento nel clero islamico. Lo Scià reprime nel sangue ogni protesta o manifestazione e sembra dare ascolto agli Usa prima ancora che alle grida disperate del suo popolo affamato. Il popolo iraniano, impossibilitato a un'azione di protesta laica, urla la propria rabbia nelle mosche e gli Ulema - intellettuali e religiosi esperti di Shari'a - si fanno portavoce della protesta. La situazione esplode nel 1979 anno dello scoppio di una rivoluzione che rovescia i Pahlavi porta al potere l'Ruḥollāh Muṣṭafā Mōsāvī Khomeyni.
Komeyni da vita a una repubblica islamica Sciita. La sovranità risiede in Allah. La repubblica di Komeyni è democratica in quanto fondata sulla legge divina che per intrinseca natura è equa e giusta.
Se il concetto di stato-nazione europeo, nato nel Rinascimento, forgiato nell'illuminismo e esploso nelle rivoluzioni settecentesche si fonda sull'individualismo, sulla libertà e sulla legge e, seppur con tempi e modi diversi, affida la sovranità al popolo, nello Stato Islamico le fondamenta poggiano su equità, giustizia e leadership, sulla Shari'a e sulla sovranità riposta in Dio stesso.
I movimenti che hanno come scopo la creazione di uno Stato Islamico si dividono in movimenti islamisti politici, per lo più riformisti, e movimenti islamisti militanti, contro ogni tipo di riforma e per la rivoluzione che cancelli ogni sorta di occidentalizzazione. I militanti rivoluzionari sono contro l'industrializzazione, la corruzione dei costumi e sono contrari all'appoggio incondizionato degli Usa a Israele.
Questi gruppi premono sui governi e sui partiti affinché adottino politiche conformi alla Shari'a e al loro ideale di Stato Islamico. Fungono da veri e propri partiti politici, da gruppi di pressione, da lobby e spesso adottano misure alternative di welfare creando ospedali, scuole, case editrici.
I presupposti filosofici delle correnti dello stato islamico aderiscono a tre correnti di pensiero.
La prima è quella dei Salafiti che premono per un ritorno alla purezza dell'Islam delle origini. I Salafiti sostengono che dal quarto Califfo in poi, il messaggio del Profeta è stato snaturato e portato allo smarrimento  della genuinità originaria. I Salafiti sono  Sunniti, cioè seguaci della Sunna, la via predicata da Maometto, dal Corano e dagli hadit. L'unità nella fede in Allah deve superare fazioni e divisioni tra arabi.
Fondamentalisti islamici credono che l'Islam non sia solo una religione ma un unione inscindibile di una fede, una condotta e uno stato. I fondamentalisti sono inclinati all'azione.
Khargiti sono invece un movimento politico-religioso opposto allo stato. Nel XX secolo acquisiscono linfa grazie alle sfide del filosofo egiziano Qutb al presidente Nasser.
Qutb ritiene Nasser un infedele e lancia contro di lui una Takfir (scomunica) che autorizza il popolo a prendere le armi contro di lui. La ribellione di Qutb sarà repressa e il filosofo viene giustiziato nel 1966. L'idea della Takfir come delegittimazione rimane e si sviluppa fortemente. Alla base di alcuni di questi movimenti c'è la rilettura del concetto di Jihad. La grande Jihad è una lotta interiore del musulmano per diventare un uomo migliore mentre la piccola Jihad assume i tratti di un combattimento fisico. L'insistenza nell'intendere la Jihad in primis come guerra santa contro i nemici dell'Islam e, per estensione, contro gli Infedeli da linfa vitale all'aggressività di questi gruppi.
 
Uno stato fondamentalista è sicuramente l'Afghanistan dei Talebani. Il paese nel 1989 riesce a liberarsi dalla presenza sovietica grazie all'accanita resistenza dei guerriglieri islamici, i Mujaheddin. Nel 1992 cade il regime sovietico. Il paese è isolato e in preda alla guerra civile. Nel 1996 i Talebani, forza emersa durante la guerra civile, conquistano Kaboul e il Mullah Omar si autoproclama Califfo. I Talebani sono guerriglieri islamici Pakistani e Afghani di etnia Pasthun, addestrati dai servizi segreti Pakistani che sperano di creare un presupposto per il controllo della regione. La caratura dei "leader morali" talebani viene presto meno con il coinvolgimento nel traffico di droga e il regime del terrore sotto il quale soggiogano la popolazione. Le scritture sono interpretate alla lettera e la Shari'a viene applicata integralmente e regolarmente. Perciò  a chi ruba viene mozzata una mano, è proibita qualsiasi rappresentazione del corpo umano, qualsiasi forma di arte o divertimento. Anche lo sport è bandito: i campi da calcio diventano teatro di pubbliche esecuzioni. Le donne sono costrette a nascondere il proprio corpo e - a differenza che in Iran - non possono guidare, studiare, lavorare, votare. Devono stare a casa: la loro presenza in pubblico può creare facili distrazioni e deviare l'uomo portandolo a peccare. 
Se lo Stato Islamico dell'Iran, pur diffidente verso l'occidente, abbraccia le nuove tecnologie, l'Afghanistan talebano bandisce televisione, cinema, musica e internet e porta il paese in una condizione di grave arretratezza che genera morte, fame e degrado. 
 
Stati come Siria, Egitto, Algeria e Libano hanno abbracciato nazionalismi laici e sono stati governati da dittatori spesso appoggiati dalle potenze occidentali. La Primavera Araba e l'ascesa dell'Isis di al-Baghdadi hanno aperto la via a nuovi sviluppi, nuove incertezze e nuove paure. Al-Bahgdadi è l'ultimo leader politico-religioso ad essersi autoproclamato Califfo e il Califfato dell'Iraq e del Sol Levante è il più giovane Stato Islamico. L'Isis non è certo il primo dei nuovi califfati e non sarà neanche l'ultimo.
 
Condividi su:

Seguici su Facebook