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Intervista a Concetta Sarachella, in arte Sara Cetty, stilista Rom italiana e attivista sociale

La giovane artista vive a Isernia in Molise e ha all'attivo numerose sfilate ed esposizioni oltre ad un forte impegno sociale contro il razzismo

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Concetta Sarachella stilista e design di moda, in arte Sara Cetty, ha 34 anni e vive ad Isernia dove ha un laboratorio artigianale nel quale realizza le sue creazioni. Il suo è un percorso di successo che l'ha portata a presentare le sue collezioni in tutta Italia riuscendo a sconfiggere le discriminazioni subite perchè di orgine Rom. Anzi, le discriminazioni subite l'hanno spinta a lottare contro il razzismo e a far conoscere la cultura Rom in Molise e in tutta Italia. Con questa intervista Altmolise.net ha voluto far conoscere la sua storia anche perchè Concetta ha avuto un ruolo importante nella realizzazione del film "Oltre la linea gialla" girato ad Agnone.

Qual è stato il tuo percorso nel mondo della moda?

Ho iniziato come tutti a cercare un lavoro e nel mio percorso di studi ho seguito corsi di modellismo e per Cad, che ora serve anche alla modellistica, poiché gran parte delle aziende non fa fare più i cartamodelli manualmente, ma utilizza, appunto, il Cad per semplificare il lavoro. Io poi svolgo il mio lavoro soprattutto a livello sartoriale per cui i miei capi sono tutti realizzati in modo artigianale partendo dal cartamodello fino al figurino.

Nel mondo della moda sei una professionista affermata e hai realizzato molte sfilate, esponendo un tuo abito al Vittoriano per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia…

Ho messo su un laboratorio ad Isernia e da lì sono stata invitata a fare delle sfilate a Roma, Milano e in tanti altri luoghi in Italia. Tra le altre cose sono stata contattata da persone in Germania che hanno realizzato un sito web in cui ci sono dei figurini di abiti tra i quali anche i miei. L’abito di cui parli era stato realizzato per la mostra inaugurale dei 150 anni dell’Unità d’Italia, che si è tenuta alla Provincia di Isernia, e ha colpito molto i visitatori. Le sue foto sono state mandate al Presidente Napolitano ed è stato voluto anche alla mostra nazionale che si è tenuta al Vittoriano. 

Che caratteristiche aveva l’abito?

Si tratta di un abito in tipico stile Rom abruzzese che riporta però i colori della bandiera italiana. E’ un abito che ha un senso non solo culturale, ma che vuole anche simboleggiare il valore l’intreccio e l’integrazione tra la cultura Rom e quella italiana. Tra l’altro è un controsenso fare la distinzione tra Rom e italiani perché oggi i Rom hanno la cittadinanza italiana. Io stessa ho la cittadinanza italiana. I Rom sono uno dei primi flussi migratori giunti in Italia. La prima presenza  in Italia risale al 1422 a Forlì, ma in Abruzzo e Molise risale addirittura al 1390 nella zona di Pescara. E’ una presenza storica importante eppure non siano considerati italiani, ma stranieri.  Per queste ragioni, oltre che alla mia professione di stilista, mi dedico anche all’attivismo sociale contro le discriminazioni e svolgo attività di mediatrice culturale.

Se non sbaglio, anche alcuni costumi tipici abruzzesi somigliano molto allo stile Rom, segno del contatto fra le culture…

Assolutamente sì e questo è proprio dovuto alla presenza molto antica dei Rom in Abruzzo e Molise. In particolare quando parlo di Rom abruzzesi intendo anche i rom molisani.

Tra le tantissime cose hai fatto la anche la stilista per il film “Oltre la linea gialla” girato ad Agnone…

E’ stata una bellissima esperienza anche perché il film è stato fatto con le nostre risorse umane. Mi sono trovata molto bene con gli altri e ad Agnone ho trovato un’ottima accoglienza, partendo da Antonino e Andrea, solo per citarne alcuni. Poi, al di là del lavoro, ho un legame particolare con Agnone e gli agnonesi. Inoltre, lavorare al film è stata un’esperienza nuova nonostante altre esperienze simili.

Ce ne puoi parlare?

Ultimamente ho partecipato al film-documentario di Paolo Bonfanti con artisti Rom intitolato OPRE ROMA!, che vuol dire "Alzatevi Rom!", e che sarà presentato il 25 gennaio a Milano. E’ l’unico film dove noi stessi artisti Rom raccontiamo le nostre esperienze.

Nel tuo percorso di studio e professionale, o nella vita in generale, hai vissuto pregiudizi e discriminazioni?

Quando mi sono affacciata al mondo del lavoro non solo ho vissuto diverse discriminazioni, ma le ho anche viste in generale contro persone che avevano una cultura diversa. In molte aziende, nonostante avessi un buon curriculum dal punto di vista degli studi, spesso sono stata rifiutata o per il cognome o per una carnagione diversa. Ad esempio se per un italiano trovare lavoro è difficile, per noi Rom lo è il doppio; così come sul lavoro, un Rom deve impegnarsi il triplo degli altri. Questa abitudine ad etichettare le persone solo per il cognome o per un  qualcosa di diverso non è accettabile.

Sarachella è un cognome che richiama le tue origini Rom?

Si, nel Molise Sarachella è conosciuto come un cognome Rom. Ma ce ne sono altri come Morelli, Spada. 

E’ come se un Rom dovesse dimostrare qualcosa più degli altri per essere accettato…

Sì, ti è richiesto un impegno maggiore perché nei tuoi confronti c’è una discriminazione e un pregiudizio di partenza. Ancora oggi ci sono molti pregiudizi. Spesso ci si dimentica che prima di incontrare le culture si incontrano le persone, che non devono essere considerate oggetti o soprammobili da spostare dove e quando si vuole. Ognuno di noi ha la propria umanità e sensibilità.

Però tu non hai ceduto al razzismo…

No. Se avessi ceduto allo sconforto mi sarei arresa. Il pregiudizio invece mi ha fatto “scattare una molla” e reagire, dire basta. E questo non solo per me ma anche perché non volevo che altri dopo di me potessero subire le discriminazioni che ho subito io. Per queste ragioni mi sono impegnata ancora di più. Io mi ritengo fortunata perché, avendo un carattere molto forte, ho cercato di superare questa difficoltà, però ci persone che magari non hanno questo tipo di carattere e ne subiscono le conseguenze.

Secondo te cosa possono fare la moda e in generale l’arte e la cultura contro le discriminazioni?

Per quanto mi riguarda ho cercato di portare lo stile Gipsy nella moda proprio per favorire la conoscenza della cultura Rom. In generale la moda e l’arte ci possono aiutare a capire e conoscere altre tradizioni e altre culture. Molte volte, ad esempio, vado nelle scuole e mi accorgo che negli stessi ragazzi c’è una scarsa conoscenza anche della propria cultura oppure mi vengono fatte domane tipo “perché le donne rom portano sempre la gonna lunga?”. C’è, a livello generale, anche nel territorio di Isernia e molisano, una scarsa conoscenza sia della propria cultura che di quelle altrui.

Il tuo impegno sociale si svolge in diverse associazioni. Di cosa si occupano?

Sì sono la presidente dell’associazione “ROWNI - Roma Women Network Italy onlus”, dell’associazione “Isernia In Rete”, della sezione di Isernia del “Museo Del Viaggio” e vice presidente della “Cooperativa Romano Drom onlus”. L’associazione ROWNI è una rete che cerca di aiutare e dare forza alle donne Rom, sia all’esterno che all’interno della comunità Rom in Italia. Ci occupiamo di tematiche sociali, ci prendiamo cura di situazioni particolari di minori, di problemi scolastici e del problema dei matrimoni precoci. Cerchiamo di portare avanti un’immagine positiva della donna Rom, che viene sempre etichettata come quella che chiede l’elemosina o che sta davanti ai semafori. Vogliamo combattere questi pregiudizi e far conoscere le esperienze positive.

Prima parlavi di matrimoni precoci. Di cosa si tratta?

Si, abbiamo un progetto sui matrimoni precoci che ci sono nella comunità Rom e io sono la responsabile per l'Abruzzo e il Molise. Purtroppo nella nostra comunità c’è il fenomeno di questi matrimoni che si celebrano in età molto giovane. Con il nostro progetto, che si chiama "Marry when you are ready" (sposati quando sei pronta), cerchiamo di sensibilizzare la comunità ed evitare questi matrimoni. Il progetto tra l’altro è sostenuto dall’Ue e siamo andati anche in altri paesi, come la Romania.

Cosa si può fare per superare i pregiudizi contro i Rom?

Secondo  me l’integrazione parte da una buona conoscenza degli altri, il che non vuol dire che bisogna conoscere solo i Rom. Anche noi Rom dobbiamo fare questo percorso. Ma è difficile. Ti faccio un paragone: pensa a un bambino schiaffeggiato: la sua reazione istintiva è quella di difendersi. Spesso la comunità Rom tende a non aprirsi agli altri come reazione ai pregiudizi. E’ capitato, ad esempio, a dei miei parenti di vedersi rifiutare l’affitto di una casa solo perché dal cognome i proprietari hanno capito che erano Rom. Le aperture culturali ci devono essere anche da parte dei Rom, ma è difficile aprirsi con chi sai che ha pregiudizi nei tuoi confronti. Se io lavoro e ho un mio stipendio perché non posso affittare una casa? Perché devo pagare colpe che non ho? In tutte le culture ci sono persone negative, perché i rom devono essere considerati tutti come persone cattive?

Sui Rom ci sono i peggiori pregiudizi basati su falsità assurde come quella che rapiscono i bambini. E’ una di quelle bugie che ripetute nel tempo la gente prende per una verità…

Sì, questa è una vera e propria leggenda. C’è un episodio che mi è capitato e che voglio raccontare. Ero ad Isernia, al mercato, e all’improvviso un mio amico mi chiamò dicendomi che c’era un bambino di 3-4 anni che si era perso e mi chiese se anch’io potevo aiutare a cercarlo. Il caso volle che fui proprio io a trovare il bimbo e a portarlo dalla madre, originaria di Castel di Sangro. Questa sconvolta, dopo avermi ringraziato, mi disse di aver pensato che fosse stato uno “zingaro” a prenderlo. Io le dissi: “guarda che è stata proprio una "zingara" a trovarlo e riportalo da te”. A quel punto la signora ha detto che in realtà pensava fosse stato “qualche nero” a rapirlo. Non erano stati più i Rom a rapirlo ma quelli di colore. Sono rimasta davvero scioccata. Certo, la cosa ha avuto anche un lato ironico, perché alcune amiche mi hanno detto: “proprio a te doveva capitare?”, ma è comunque indicativo dei pregiudizi che ci sono su noi Rom.

Come questo ce ne sono tantissimi altri…

Sì, sono tantissimi e non capisco perché. Un bambino che ne incontra uno rom non gli chiede “da dove vieni?”, gli chiede “Vuoi giocare con me?”.

Tra l’altro le stesse Nazioni Unite hanno riconosciuto che il popolo Rom è quello che nel mondo è più esposto al rischio di discriminazioni e persecuzioni.

I Rom sono al primo posto come popolo discriminato quando, invece, dovrebbero ricevere il Premio Nobel per la pace perché non ha mai fatto una guerra e per questo non ha nessun riconoscimento storico e linguistico. Sai bene che per avere riconosciuto un territorio come nazione devi in qualche modo averlo conquistato.  Noi Rom, invece, siamo sempre fuggiti dalle guerre ed è falsa l’idea che i rom sono nomadi per cultura. Storicamente i Rom sono nomadi a causa delle guerre e delle persecuzioni subite.

Un altro fatto poco conosciuto è che i Rom furono l’altro grande gruppo etnico ad essere massacrato nei campi di stermino nazisti…

I Rom e i Sinti uccisi nei campi sono stati oltre mezzo milione. Con il termine Porrajmos si indica l’Olocausto proprio dei Rom, così come Shoah indica quello ebraico. Dentro gli stessi campi di concentramento i Rom furono discriminati anche dagli altri internati. Proprio per ricordare tutto questo il 26 gennaio 2017 a Isernia ci sarà una manifestazione all’auditorium della Provincia con il patrocinio di Comune , Provincia, Regione  e Provveditorato agli studi del Molise. Alla manifestazione interverranno testimoni della persecuzione e parteciperanno oltre 300 ragazzi delle scuole. Io credo che, più del racconto storico, sia molto efficace la testimonianza diretta di chi ha vissuto questi drammi, perché sono questi a rimanere nei ricordi e a far cambiare le persone.

E’ importante ricordare soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo…

Per me è molto importante parlare di questi temi soprattutto in questo momento di crisi  in cui c’è un razzismo molto forte. Purtroppo la storia non ha insegnato nulla. Su questo tra l’altro, c’è anche un mio abito esposto al “Museo del viaggio” dedicato a Fabrizio De Andrè, che fu molto appassionato alla cultura Rom. Una delle sue canzoni più belle è stata scritta da Giorgio Bezzecchi, responsabile della Cooperativa “Romano Drom”, e che sarà presente anche il 26 gennaio a Isernia, dato che il padre è stato internato nei campi di concentramento.

Per chiudere questa lunga chiacchierata, su cosa stai lavorando al momento?

A febbraio parteciperò con la mia nuova collezione ispirata all’oceano ad uno degli eventi di moda collegati al Festival di Sanremo. Ci sarò io che sfilerò con i miei capi. Ad Isernia abbiamo in programma un festival culturale all’auditorium il prossimo 8 aprile, nella giornata mondiale dei Rom e dei Sinti: ci saranno una sfilata, artisti Rom che si esibiranno e piatti tipici della nostra cucina. In programma ci sono anche delle esposizioni dei miei capi all’estero, ma su questo sto ancora lavorando.

(foto Angela Zuppa e Sergio Forte)

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