Rosa fresca aulentissima.
Di Cielo d’Alcamo (XIII secolo): uno degli atti fondativi della lingua (nonché della letteratura) italiana. Una lingua, che parte da un fiore, si potrebbe dire, oltre che da qualche donna angelicata e da pochi fortunati cavalieri. Ora, tanti secoli dopo, l’italiano si trova nuovamente a che fare con un fiore, e con le sue proprietà da racchiudere in un attributo. Ed è davvero curioso osservare come il caso linguistico di cui parliamo prende forma, in una frase diun alunno di III elementare di Copparo (provincia di Ferrara), subito dopo l’aggettivo “profumato” (di cui aulentissimo non è altro che il superlativo poetico). Di certo Matteo T., il baldo neologista, nel momento in cui ha pensato e scritto “petaloso” (che significa “ricco di petali”), non aspirava certo all’onore di completare la frase del poeta siciliano. E non aveva neanche in mente il fatto che, per quel meccanismo che si chiama “analogia”, qualsiasi parola nuova che sia formata secondo gli schemi lessico-grammaticali regolari è formalmente legittima. Un aspetto che, al contrario, aveva ben presente la sua maestra, Margherita Aurora. La quale, per sciogliere i suoi dubbi è andata fino in fondo e, a nome dello stesso Matteo, ha chiesto la consulenza dell’accademia della Crusca. E così un “errore bello” è diventato un’opportunità lessicale.
Maestra, quando le è venuta precisamente in mente l'idea di interpellare la Crusca per avere una perizia sull' "ammissibilità" dell'aggettivo che, sul foglio del compito, lei aveva comunque segnato come errore (seppur "bello")?
Una volta corretto l'esercizio e di conseguenza l'aggettivo, sono stata in dubbio se esistesse o meno. Ho quindi svolto, assieme ai bambini, una rapida ricerca in rete per verificare se la parola risultasse da qualche parte. Non ho trovato riscontri. Consulto molto spesso il sito dell'Accademia per dipanare le incertezze lessicali, per cui conosco l'attività di consulenza che propone. Alla domanda di Matteo sul come le parole entrino nel dizionario è stato per me naturale proporre ai bambini di scrivere alla Crusca. Ho ritenuto che fosse un bello spunto per una lezione di italiano "sul campo". La lingua è viva, Rodari ci insegna a giocarci, coi bimbi ho tentato di proporre un gioco diverso. Se una parola non è nel dizionario non significa che sia scorretta dal punto di vista grammaticale.
L'Accademia fiorentina, nella sua lettera di risposta, si è rivolta direttamente al piccolo Matteo: cosa pensa di questa procedura probabilmente fuori dalla prassi?
Non so se la prassi sia inconsueta, però la lettera inviata alla Crusca era firmata da Matteo, quindi penso sia stato corretto rispondere a lui, che era appunto l'estensore della richiesta. In calce alla lettera inviata avevamo apposto le nostre firme, prima quelle degli alunni e poi la mia, a sostegno di Matteo, ma la lettera è stata scritta e firmata da lui. Non so cosa mi aspettassi, in effetti, una volta inviata la missiva... sicuramente non la valanga mediatica che si è scatenata!
Matteo, il giovane neologista, come vive questo allegro e improvviso clamore mediatico? Pensa che questo suo conio sia stato un atto emozionale (magari ha una spiccata sensibilità poetica) o un atto compensativo (nel momento in cui stava componendo la frase non aveva altri termini nel suo vocabolario migliori di quello che lui stesso si è dovuto inventare)?
Matteo ha la fortuna di avere alle spalle una famiglia responsabile, unita e coi piedi per terra, che sta lavorando molto sul bambino perché non si lasci travolgere da tutto questo. In realtà Matteo è molto solare, aperto, sorridente: avesse avuto un carattere chiuso forse non avrebbe affrontato questi giorni per quello che sono, ovvero un gioco divertente e destinato a terminare presto. Con la classe abbiamo parlato diffusamente del perché Matteo avesse scritto "petaloso". Tutti concordiamo sul fatto che sia stato un fortunato caso, secondo me dovuto alla necessità di compilare l'esercizio richiesto. Il termine era plausibile, per cui il bambino lo ha utilizzato, molto semplicemente.
Torniamo a lei: prima del "petaloso" si era mai trovata a che fare con altri neologismi coniati dai suoi allievi? in generale, a meno che non si tratti di abbagli ortografici e semantici, lei è tollerante sulle "sperimentazioni" lessicali?
Ritengo che chiunque, in classe avrebbe potuto sfornare "petaloso". Questo non per togliere importanza a Matteo, ma solo per ribadire che le bizzarrie lessicali sono all'ordine del giorno, specialmente nella scuola primaria, in cui i bambini stanno appropriandosi della lingua e quindi, come è giusto, compiono anche tentativi un po' arditi. Proprio per questo motivo e anche per incoraggiarli nell'ampliamento lessicale, tendo a discutere con loro delle scelte che compiono. La povertà delle parole che utilizziamo quotidianamente è un dato di fatto, credo che stimolare in questo senso la curiosità e la ricerca del termine più adatto rientri a pieno titolo nell'insegnamento dell'italiano. Quando, ad esempio, scrivono qualcosa, chiedo loro quali potrebbero essere le alternative; quando individuiamo dei sinonimi particolari li spingo ad usarli in altri contesti, in quanto solo così possono appropriarsene e utilizzarli correttamente.