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Editoria, nasce Mondazzoli

Storico matrimonio Mondadori-Rcs

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C’era una volta un mercato editoriale italiano quadripartito, cioè diviso più o meno equamente tra quattro giganti: Mondadori, Rizzoli-Corriere della Sera, L’Espresso-La Repubblica e De Agostini.

A queste quattro sorelle facevano da cornice altre realtà editoriali molto floride e di grandi tradizioni, ma lontane dai meccanismi di monopolizzazione assoluta del mercato: Mauri Spagnol, Feltrinelli, Newton Compton e Giunti tra le principali. Poi, un bel giorno di ottobre, quello dedicato a san Francesco d’Assisi, le quattro sorelle divennero tre: la Mondadori, infatti, che dal 1992 si è ingrandita enormemente,  assorbendo case editrici come Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer, Frassinelli ed Electa, si è presa la Rizzoli-Rcs, e tutto l’universo che le gravitava intorno: la capofila Rizzoli, con le sue collane storiche (la Bur per tutte), Bompiani, Marsilio (che include anche Sonzogno-Etas), Fabbri e inoltre i quotidiani, le emittenti radio e via Internet, la pubblicità etc. Si è sfilata solamente Adelphi, che per non morire “segratese” ha fatto la secessione e resterà nelle mani del direttore editoriale Roberto Calasso. “Adelphi d’Italia”, potrebbe inneggiare qualche berlusconofobo convinto.

Ma, a parte questo, ci troviamo senz’altro davanti al culmine dell’espansione Mondadori in era berlusconiana. 127, 5 milioni di euro per l’affare editoriale del secolo. Un affare, che consentirà a Segrate di controllare il 35% complessivo del mercato librario in Italia (e di rafforzare ancora di più il predominio dell’azienda berlusconiano nel settore dell’informazione). Ė stato battezzato “Mondazzoli”, un nome orrendo che però è destinato ad avere fortuna come “Dalemoni” o “Porcellum”. Inutile dire che a far accettare a Rizzoli il “matrimonio” sono state questioni di sopravvivenza: a giugno, infatti, l’azienda aveva accumulato debiti per complessivi 526 milioni di euro, che ben volentieri la presidente mondadoriana Marina Berlusconi ha accettato di accollarsi, desiderosa di conquistare un'egemonia ora senza pari nel settore dell'editoria. Rizzoli ha ringraziato “vendendosi” agli acquirenti Fininvest per sette milioni di meno rispetto al suo effettivo valore di mercato.

Nell’attesa di sentire il parere dell’Antitrust, i quadri dirigenti di Rcs, con in testa l’ad Pietro Scott Jovane (nel breve periodo non dovrebbero esserci sconvolgimenti di carattere societario), gongolano al pensiero di poter rilanciare il marchio con nuovi investimenti, e senza più il fardello della massa debitoria. Salvati e colonizzati.

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