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Tra Copyright e altre anomalie: le banconote Euro sono istituto di diritto privato

Lo studio del Prof. Aldo Giannulli mette a nudo e smaschera tutte le criticità nascoste della moneta: a costo forzoso ma rifiutabile e cartastraccia in caso di crisi

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Siete pronti? Bene, prendete in mano una qualsiasi banconota di Euro. Soffermatevi sulla bandierina dell’Unione Europea. Lì (lateralmente in verticale sulla cornice esterna) troviamo gli acronimi della Banca Centrale Europea nelle varie lingue. Ora, controllate meglio: stampato in piccolo c’è  il simbolo del copyright. Sì, proprio così. Ma non finisce qui.

Sulle banconote non compare la dicitura “pagabile al portatore”. Il perché è semplice: la Banca Centrale Europea non dispone di riserva aurea. Di conseguenza – ed ovviamente – non compare neppure la scritta “la legge punisce i fabbricatori di e gli spacciatori di biglietti falsi”.

Ciò dimostra in misura incontrovertibile il fatto che siamo davanti ad un istituto di diritto privato, mentre la moneta, per sua natura, è un istituto di diritto pubblico. Nonostante ciò, possiamo utilizzare le banconote per pagare “a costo forzoso”. Nessuno può rifiutarla, va accettata.

Ma l’Euro è davvero una moneta a costo forzoso?  - Partiamo dal presupposto che la Banca Centrale Europea non è affatto tale, bensì un accordo di natura privatistico tra banche centrali nazionali che restano proprietarie ognuna della propria riserva aurea. Ma allora, cos’è dunque l’Euro? Semplicemente una moneta equiparabile (se non equivalente) ad una cambiale o a qualsiasi altro titolo di diritto privato. È dunque moneta poiché accettata come tale.

Arriviamo così alla domanda finale, drammatica. Dovesse presentarsi una crisi economica di grande portata (vedi Argentina), l’Euro funzionerebbe ancora? La risposta è "ni", potrebbe essere rifiutata. 

(Fonte studio: Prof. Aldo Giannulli)

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