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Sicilia nei guinnes dei primati per sprechi e spesa pubblica

Con il denaro sprecato in Sicilia altro che ponte sullo stretto

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Secondo il magazine online L’Inkiesta con quello che si spreca sull’isola si sarebbe potutto costruire un ponte ogni cinque anni. Conclusione amara indubbiamente. Basti pensare che  la spesa per il personale pubblico nell’isola ragiunge  2 miliardi di euro,  la somma per la spesa nazionale è  6, quindi facendo un breve calcolo un terzo della spesa pubblica finisce nelle casse siciliane. 

In Sicilia i comuni spendono più del 40% di spesa corrente per il personale, mentre negli altri comuni d’italia è intorno al 20%  L’assemblea  regionale siciliana costa circa 165 milioni di euro,  in Lombardia ne costa 68, in Piemonte 66, in Campania 62.

Nell’isola siamo in presenza di politici che si fanno  rimborsare di tutto punto fino a 28 caffè procapite al giorno per tutti i giorni dell’anno. Nel 2014  la classe politica siciliana è stata condannata a danno erariale per  la cifra record di  39 milioni.  Mentre gli enti locali si trovano a fronteggiare il patto di stabilità  alcuni sindaci siciliani di comuni minori  decidono di aumentare il gettore di presenza fino al 417% in più.

Il  bilancio 2015 della Regione Sicilia presenta un disavanzo di 6,19 miliardi e un accordo Stato-Sicilia ha concesso all’Isola che la compartecipazione agli introiti Irpef  passi a 1,7 miliardi nel 2018 rispetto ai  500 milioni del 2016  dal canto suo la Regione dovrà tagliare il 3% di spesa  a partire dal 2017.

L’inkiesta conclude con la constatazione che  la più grande opera publica che si può fare nell’isola è abolire l’autonomia concessa alla regione che in tutti questi anni è stata foriera solo di clientele sprechi e assistenzialismo,  manna per il potere mafioso.

Tra le opere che potrebbero cambiare la situazione oltre al famoso ponte  anche la linea ferroviaria da alta velocità tra Napoli e Palermo, che da Roma porterebbe a raggiungere il capoluogo siciliano in sole cinque ore  e ancora altri interventi che toglierebbero l’isola dal suo isolamento  e le renderebbero giustizia quale crocevia importante tra l’Europa e il mediterraneo: ma non esiste la volontà politica. 

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