Bandiera bianca.
Magari non proprio un drappo rettangolare, ma una lingua a triangolo, come quelle che segnalano le buche sui campi da golf. Qualunque sia il formato, non cambia il significato nel nome del quale il presidente dello Yemen, Abed Rabbo Mansour Hadi, la sta sciorinando accompagnandola con una proposta concreta, fattibile nel breve periodo. E che per un breve periodo potrebbe durare, anche se l’intenzione è, auspicabilmente, che possa essere preludio per qualcosa di più lungo.
Ciò che Hadi mette sul tavolo è una tregua tra gli Houthi, estremisti sciiti, alleati del deposto presidente Ali Abdullah Saleh, e i lealisti al fianco del presidente legittimo, sostenuti dalla coalizione dei Paesi del Golfo alla cui guida c'è l’Arabia Saudita. Un cessate il fuoco di una settimana, a partire dal 15 dicembre prossimo. Sembra poco, ma, con le dovute condizioni, potrebbe essere un tempo più che sufficiente per avviare colloqui di pace veri (non ce ne sono mai stati da quando la guerra civile si è allargata con l’ingresso in campo dei sauditi, cioè dal 26 marzo del corrente anno).
Ė stato Hadi in persona (e questo nonostante sia direttamente coinvolto nel conflitto ) a farsi promotore della proposta presso le due parti in lotta: solo dopo aver già preso “in privato “ i primi contatti con generali sunniti e capi combattenti sciiti ha informato dell’iniziativa, con una lettera datata 8 dicembre, il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon. Un avallo e una “benedizione” che certo non potevano mancare per fornire un’effettiva patente di validità ad un tentativo diplomatico di estrema importanza.