L’imprenditore Hassan Malek, presidente dell'EBDA ('Egyptian Business Development Agency) e uno dei principali finanziatori dell’organizzazione dei Fratelli Musulmani, oltreché suo membro, è stato arrestato dalla polizia egiziana lo scorso venerdì, come hanno annunciato fonti del ministero dell’Interno.
Non è la prima volta. Già nel 2007, ai tempi di Mubarak, Malek, da non confondersi con l’omonimo politico malese, venne prelevato nella sua casa al Cairo, nel lussuoso quartiere di Heliopolis, e condotto in carcere. Ritrovò quindi la libertà dopo la caduta del presidente e l’ascesa alla guida dello Stato del suo “compagno” Morsi.
Neppure nelle motivazioni di quest’ultimo arresto, ordinato dalla Procura, è estranea la sua appartenenza alla fazione politico-religiosa dell’ex presidente egiziano, poi rimosso da un colpo di Stato. Il ministero comunica che Malek “si trova implicato in diversi casi giudiziari”, ma si tratta pur sempre di vicende sovrapponibili alla sua scomoda militanza. Come nel novembre del 2014, quando furono chiusi d’autorità tutti i negozi di abbigliamento e di mobili di proprietà dell'uomo, in un’operazione tesa a congelare i beni dei principali leader della Fratellanza Musulmana.
Si sa che tra i protettori del movimento figurano gli uomini più facoltosi d’Egitto: oltre a Malek, infatti, c’è un altro miliardario in prima linea come sostenitore-finanziatore-attivista-militante dei Fratelli, ed è Khayrat el Shater, che è anche un buon amico degli Usa. El Shater e Malek sono i fondatori e gli animatori dell’associazione “Islamic oriented business men”, una vera e propria corrente che raccoglie gli uomini di affari vicini all’islamismo egiziano. Furono proprio loro due, al fianco del presidente Morsi –parliamo dell’ottobre del 2012 –, a trattare con l’FMI per un grosso prestito in favore del Paese.