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Isis, sì russo a lotta coordinata con Usa

Continuano i bombardamenti in Siria

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Continuano in Siria i bombardamenti intensivi operati dai caccia russi nei territori controllati dall’Isis.

Quelli di martedì 6 ottobre, come riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Oshr),  hanno colpito la provincia di Hama e le aree periferiche di Idlib,  nell’Ovest del Paese. L’Osservatorio, una ong che ha base a Londra ma può contare su una diffusa rete di informatori in territorio siriano, ha aggiunto che si è trattato di raid particolarmente pesanti, condotti con missili terra-terra. Gli attacchi aerei sono stati attuati congiuntamente ad un’offensiva di terra contro gli estremisti da parte delle forze di Damasco.

Un’altra ong, stavolta americana, Phr (Physician for human rights), dnuncia invece che i caccia russi avrebbero distrutto anche tre strutture ospedaliere, a circa 55 km dal più vicino territorio in mano al’Isis. Se non altro, l’intervento di Putin in Siria ha questo di buono: che  ha motivato Assad a muovere finalmente guerra al Califfato che fa tremare l’Occidente. Obama, dati i rapporti dell’Amministrazione Usa col regime del presidente siriano, con tutta probabilità non ci sarebbe riuscito.

Ma questa è ormai cronaca di routine. La notizia del giorno è invece questa, che il Cremlino si dice disposto a coordinare con Washington la lotta contro l’Isis. Mosca, infatti, fa sapere il portavoce del ministro della Difesa russo, Konashenkov, non è contraria alla proposta avanzata dalla Casa Bianca di unire gli sforzi “contro lo Stato Islamico in Siria”. Ė questione di perfezionare i “dettagli tecnici”. Il Pentagono, insomma, ha teso la destra all’antico nemico, e, “dall’altra parte della cortina”, come si diceva un tempo, la volontà non è certo quella di mozzarla.  

Dietro le quinte, intanto, stando a quanto riporta l’Associated Press, la cui fonte è l’Fbi, c’è odore di Isis-gate. Contrabbandieri russi, o comunque aventi forti legami con la Russia, da mesi infatti (dallo scorso febbraio, per la precisione) avrebbero messo su un mercato nero di materiale nucleare in Moldavia, canale di approvvigionamento per gruppi estremisti islamici e mediorientali: tra essi non mancherebbe lo Stato Islamico. Una sorta di inquietante “via del cesio e dell’uranio” nel cuore dell’Europa orientale.      

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