A neanche un mese di distanza da Tianjin, si torna a parlare in Cina di un nuovo disastro ambientale.
Protagonista stavolta è un impianto chimico nella provincia di Shandong: esattamente lo stesso angolo di Cina dove, il 23 agosto scorso, già un altro impianto chimico era andato in fiamme. Qui parliamo delle ultime ore di un agosto che, nel ricordo dei cinesi, rimarrà particolarmente “esplosivo”. Erano le 23.25 di lunedì 31 in Cina, circa le 17.00 in Italia, quando una potente deflagrazione si è verificata in un impianto chimico dell’area industriale di Dongying, appartenente alla società Diao Kou Xiang Bin Yuan Chemical Co.
La città di Dongying, nota per l’Università del Petrolio, dove si formano ingegneri specializzati nelle tecnologie di trivellazione dell’oro nero, si trova a 195 km da Tianjin, la città-inferno balzata agli onori delle cronache mondiali il 12 e 13 agosto scorsi. E l'epicentro del disastro dista appena un chilometro da una zona abitata. Secondo il sito si24.it, le fiamme causate dall’esplosione sarebbero state domate dai Vigili del fuoco dopo una fiera battaglia durata cinque ore (undici ore secondo etalia.it). I dirigenti della società proprietaria dell’impianto andato in fiamme sono stati arrestati. Il sito si24.it è stato anche il primo ad aver fornito aggiornamenti per ciò che concerne il bilancio delle vittime di questa Tianjin minore: ha parlato di un morto, a cui nel giro di poche ore se ne sono aggiunti quattro (Ansa).
Le cose non vanno meglio in Giappone, più precisamente nell’isola di Kyushu, nella parte meridionale dell’arcipelago. Qui , sempre l'ultimo giorno di agosto una serie di esplosioni hanno dato l’abbrivio ad un incendio di notevoli proporzioni in una fabbrica di alluminio a Kitakyushu, di proprietà della Shinkou Alumer Inc. A determinare l’incidente la rottura di una siviera, recipiente, simile ad un paiolo, che serve per il trasporto dell’alluminio fuso; questo materiale, rovesciandosi fuori dal contenitore, si è mescolato con l’acqua provocando effetti devastanti. Stando ai primissimi dati, non ci sarebbero fortunatamente vittime: tutti e sei i lavoratori che erano di turno quando sono iniziate le esplosioni si sono salvati.
Solo pochi giorni prima, più precisamente il 23 agosto, in un’altra parte del paese del Sol Levante, la prefettura di Kanagawa nell’isola di Honshū, si era sviluppato un incendio al deposito di munizioni nella base militare americana di Sagamihara.