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Messico, giornalista torturato e ucciso insieme a quattro donne

Ruben Espinosa da tempo era minacciato per i suoi reportage sui mancati diritti umani nel suo paese

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Torturato con un machete, quindi finito con un colpo d'arma da fuoco alla testa. Così è stato ammazzato l'ennesimo fotoreporter, mentre metteva al corrente il mondo delle attività criminali nel suo paese.


Oggi sono centinaia le persone che hanno manifestato nelle maggiori città messicane per la morte di Ruben Espinosa, trovato morto venerdì in un appartamento di Città del Messico insieme a quattro donne, che stando alle ultime notizie erano le protagoniste del suo ultimo servizio giornalistico.

Espinosa, 31 anni, che lavorava come freelance per il giornale investigativo Proceso e altre testate internazionali, era molto attivo con i suoi reportage sui movimenti sociali messicani e il mancato rispetto dei diritti umani nei confronti della popolazione. Lavori che gli avevano procurato una scia di pesanti minacce, che lo avevano convinto a lasciare Xalapa, capitale dello stato messicano di Veracruz, per andare a Città del Messico.

Prima della sua partenza da Xalapa Ruben Espinosa aveva confessato ad Articolo 19, gruppo internazionale a difesa della libertà di stampa, di non sentirsi sicuro e di non fidarsi affatto del governo, né per se stesso né per i suoi compagni che gli gravitavano intorno.

Articolo 19 e altre organizzazioni di libera informazione hanno manifestato l'intenzione di fare tutto il possibile per scoprire chi c'è dietro alla barbara uccisione di Espinosa, che segue a distanza di circa un mese quella del fotoreporter Ismael Diaz Lopez, che fanno arrivare a cinque i giornalisti morti in Messico dall'inizio dell'anno.

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