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Accordo sul programma nucleare iraniano: oggi il vertice

Buone probabilità di riuscita ma molti restano i punti oscuri

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LOSANNA - E' prevista per il pomeriggio di oggi la scadenza sui negoziati riguardanti il programma nucleare iraniano che vede impegnato il cosidetto gruppo dei 5+1 (Usa, Gran Bretagna, Russia, Cina, Francia e Germania) e, appunto, l'Iran.

Sia il Ministro degli esteri russo che il segretario di stato americano John Kerry hanno parlato di possibilità concrete per raggiungere lo scopo anche se moltissimi restano i punti da sciogliere e chiarire. Lavrov si è anche dichiarato disposto a tornare precipitosamente in Svizzera, da cui si è assentato per impegni inderogabili, dal momento in cui si dovesse percepire la possibilità concreta di sintonia.

L'accordo preliminare, qualora venisse raggiunto oggi, dovrebbe essere raffinato entro tre mesi quiindi al massimo entro fine giugno. In linea di massima, anche con la momentanea assenza del ministro russo Lavrov, l'accordo potrebbe essere raggiunto. L'intesa tende a garantire l'utilizzo dell'uranio arricchito, da parte dell'Iran, con fini del tutto pacifici per non intaccare la pace mondiale. Il paese mediorientale dovrà teoricamente impegnarsi per dieci anni ad utilizzare solo il 60% delle centrifughe a disposizione per l'arricchimento dell'Uranio; di contorno a questa limitazione gli ispettori incaricati dovranno ispezionare e controllare costantemente gli impianti utilizzati, non si esclude, inoltre, la possibilità di trasportare parte dell'uranio in Russia. 

Tuttavia i vertici iraniani vedono questo tipo di accordo in modo del tutto particolare visto che, come afferma Hossein Shariatmadari, direttore del quotidiano conservatore Kayhan, accettare questa situazione significa dover 'lasciare che gli ispettori dell'Aiea ispezionino la nostra industria missilistica, e con il pretesto che i nostri missili balistici possono portare testate nucleari, potrebbero chiederci di non produrne più o di eliminarli. Questa - conclude - sarebbe una catastrofe e l'Iran diventerebbe un Paese incapace non solo di sostenere il fronte della resistenza (contro Israele), ma anche di difendersi da Paesi anche piccoli della regione, e questo è il vero scopo degli Usa.'

Di contro si pone il premier israeliano Netanyahu il quale vede l'esistenza di un programma nucleare come la possibilità, per l'Iran, di ribadire la sua supremazia ad un costo elevato per lo stato di Israele. Infatti il premier ha fatto sapere che, a suo avviso, 'non c'è un prezzo da pagare per l'aggressione. Al contrario, l'Iran guadagna un premio per la sua aggressione. E Israele, ha detto, non "chiuderà i suoi occhi e continuerà ad agire contro ogni minaccia'. 

Alla luce di tutto ciò se dovesse continuare l'insistenza, da parte dell'Iran, al fine di mantenere le sue risorse di Uranio questo potrebbe costituire un ostacolo in un momento critico della trattativa, infatti verebbero quasi confermate le parole di Netanyahu visto che il programma nucleare non farebbe che aumentare la produzione di qualsivoglia risorsa energetica del paese facendone aumentare il rischio di una nuova e forte opposizione politica.

Il negoziato terrà infine l'attenzione alta anche sulla produzione di petrolio, osservata speciale degli investitori di settore, che con l'aumento della produttività potrebbe comportare una diminuzione del costo al barile.

 

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