21 Marzo 2015, gli Stati Uniti e l’Iran sono vicini alla conclusione di un accordo sul nucleare. Ad annunciarlo è il segretario di stato americano. Lo stesso Kerry tiene però a precisare che “nonostante tutto ci sono ancora molti ostacoli e non è detto che l’accordo vada necessariamente in porto”.
Si auspica dunque una soluzione positiva e, soprattutto, amichevole e pacifica del grande scontro che ha contrapposto gli Stati Uniti e i loro alleati, Germania, Francia e Gran Bretagna in primis. Le relazioni tra l'Iran e gli Usa prendono una nuova rotta, si avviano verso un'avoluzione neanche lontanamente auspicabile durante la presidenza di Ahmadinejad.
La svolta, annunciata dal presidente Rohani all’alba della sua elezione, dà i suoi primi frutti. Rohani ha dichiarato di voler garantire maggiore trasparenza sul programma nucleare iraniano, in modo di recuperare la credibilità internazionale del paese, messa in crisi dal suo predecessore. Appena eletto, Rohani volle dichiarare pubblicamente che il programma nucleare del suo paese ha scopi esclusivamente pacifici.
Oggi il presidente di uno degli stati più delicati dell’Asia è anche il primo politico di uno stato a maggioranza islamica, più precisamente Sciita, solido. Tornando alle trattative anche Rohani ammette le difficoltà: “ci sono ostacoli di non poco peso nelle trattative”. Il leader appare comunque ottimista.
Dalle parole di Kerry emerge come il mondo si stia avviando verso una svolta storica: “siamo di fronte a problemi difficili che esigono soluzioni difficili”. Kerry lascia intendere che le soluzioni ci saranno e che, molto probabilmente, soddisferanno entrambe le compagini, favorendo la stabilità del paese asiatico e contribuendo a una nuova stagione delle relazioni internazionali tra Iran e Occidente.