Da un social media all’altro venerdì 6 marzo è rimbalzata la notizia che le truppe di Damasco hanno decapitato, nel corso di un raid aereo, i vertici di Jubath al-Nusra, la milizia qaedista attiva nella zona di confine tra Siria e Turchia dalla fine del 2011.
L’operazione è stata condotta nella provincia di Idlib, più precisamente all’altezza della città di Salqin. I fatti sono confermati sui profili social dello stesso gruppo paramilitare: il leader supremo del gruppo paramilitare, Abu Humam (o Homam) al-Shami, è stato ucciso, insieme a tre suoi vice.
Di Al-Nusra Al-Shami non era stato proprio il fondatore (la sua nascita si fa risalire a un gruppo di mujaheddin siriani che avevano combattuto con al Zarqawi in Iraq), ma ne era una delle bandiere sin dagli inizi, assieme ad Abu Mohammad al-Julani. Ed era arrivato alla sua guida.
Stando alle notizie che Il Post (www.ilpost.it) ha raccolrto avendo come fonte al-Jazeera, al-Shami iniziò come combattente in Afghanistan alla fine degli anni ’90. Nell’anno della II guerra del Golfo si spostò in Iraq, per confluire nelle formazioni fondamentaliste che nascevano all’ombra delle rovine del regime di Saddam Hussein.
Arrestato dai servizi segreti iracheni, venne rilasciato in Siria, dove era stato trasferito, e tornò in terra di Mesopotamia, a guidare le locali bande di al-Qaeda. Nel 2005 passò in Libano, dove rimase fino all’incontro “folgorante” con al-Nusra.