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Cina, no crescita spese militari nel 2015

L’annuncio dall’Assemblea nazionale del popolo

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La modernizzazione dell’esercito val bene un aumento delle spese militari, ma con misura. In nome di questo principio, dunque, a dispetto delle previsioni, l’Assemblea nazionale del popolo, denominazione ufficiale del Parlamento cinese, ha deciso il 5 marzo che i fondi da investire nel comparto della Difesa durante il 2015 non saranno incrementati rispetto allo scorso anno: anzi, verranno leggermente diminuiti.

Così per l’Esercito Popolare di Liberazione (denominazione ufficiale dell’esercito cinese) l’anno della Capra (cioè quello in corso) sarà meno generoso di quello del Cavallo (il 2014), e precisamente di due punti percentuali: dal 12, 2% dei finanziamenti per armi e soldati (pari a centotrenta miliardi di dollari) si scende al 10, quando i “bookmakers” del settore avrebbero scommesso su una crescita del 20%.

Il 10% resta comunque un impegno di spesa non indifferente; non per nulla, secondo il sito della Bbc (http://www.bbc.co.uk/news/world-asia-china-31706989), la Cina continua ad essere il maggiore spender (investitore) mondiale in campo militare, subito dietro gli Stati Uniti. Secondo la portavoce dell’Assemblea, Fu Ying, la percentuale di aumento dichiarata è assolutamente in linea con gli incrementi attuati nel settore nell’arco dell’ultimo decennio.

E non si tratta “semplicemente” di far confezionare nuove divise o rifornire gli arsenali:  l’esercito deve dotarsi in tempi brevi di apparecchiature e mezzi hi-tech, come sottomarini e aerei invisibili, e rinnovare il parco-navi della Marina (c’è bisogno di una nuova portaerei). Insomma, forse la Cina ha tempo per tornare ad essere una grande potenza imperialista (le premesse ci sono), ma certo non si può permettere di non avere subito delle truppe equipaggiate al passo coi tempi. 

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