Dopo mesi di ostilità, riconquiste provvisorie e arretramenti repentini, in Libia il 5 febbraio l’esercito regolare sembra aver fatto finalmente un passo avanti sostanziale nella liberazione di Bengasi dai jihadisti. “Conquista completa”, hanno annunciato i media libici sulla scorta di fonti militari: ci si riferiva, più precisamente, al solo porto e alle zone limitrofe.
Ma non è certo poco. Specialmente se si considera che, stando sempre a quelle stesse fonti, alla zona portuale le forze di Tripoli hanno saputo aggiungere altri punti nevralgici della città, a discapito degli occupanti di Ansar al Sharia. A Bengasi, infatti, la Brigata corazzata 204 dell’esercito è entrata la mattina del suddetto giorno e, in poche ore, ha preso il controllo, oltre che del porto, da settembre teatro di scontri tra regolari e miliziani del gruppo Ansar al Sharia, anche del Tribunale e di un edificio amministrativo ad esso vicino (pare sia l’Ufficio visti) nella zona nord.
Che la battaglia finale per la riconquista di Bengasi non si è combattuta solo nella zona portuale e nei suoi dintorni, lo dimostrano le testimonianze di chi ha visto l’Istituto d’Arte della città andare distrutto, a causa di un incendio appiccato da sconosciuti (estremisti in ritirata?). A quanto pare la scuola era stata già in precedenza oggetto delle minacce degli islamisti ex padroni della città, che avevano avuto qualcosa da ridire sulla “moralità” dell’abbigliamento delle allieve.