Usa, sì a sostegno ribelli contro Isis
Il Congresso autorizza Obama

Una cosa del genere nell’area mediorientale non si vedeva dai tempi della guerra afghana degli anni ’80: in chiave anti-sovietica, gli Usa di Carter e poi di Reagan e poi di Bush sr. decisero di appoggiare i mujaheddin, estremisti o meno (e tra loro c’era pure un giovane e scalpitante bin Laden, anche se al-Qaeda non vide la luce che nella fase terminale di quel conflitto). Si trattava dell’Operazione Cyclone, un fronte operativo top secret, gestito dalla Cia (come l’affaire Iran-Contra). Il 18 settembre il Congresso degli Stati Uniti ha approvato un emendamento, proposto da Obama, che autorizza il presidente a fornire addestramento e armamenti ai ribelli siriani, perché lottino al fianco della coalizione contro l’Isis. Duecentosettantatré voti a favore e centocinquantasei contrari: la storia si ripete, ma questa volta alla luce del sole (pare). Più oscuro è capire come un’autorizzazione ufficiale possa far cambiare idea all’Esercito libero della Siria, già sondato da Obama con allettanti proposte (armamenti e un finanziamento da cinquecento milioni di dollari): gli antigovernativi siriani gli avevano risposto che, prima di entrare a far parte dell’alleanza, volevano la certezza di un suo impegno diretto nella guerra contro Assad. Bisogna dunque allargare il raggio dei gruppi combattenti non estremisti destinatari di supporto e… consulenza (la solita parola-chiave)? In questo caso, se si esclude al-Nusra, sconfinando in Iraq i candidati più naturali sembrerebbero essere i battaglioni sciiti dell’imam Ali, anche detti “brigate della pace”: a dispetto del nome, di moderato hanno davvero poco, ma di certo sono nemici acerrimi del Califfato.
Intanto, allarme-Isis nella lontana Australia: sgominata una cellula di seguaci dello Stato islamico a Sydney e Brisbane. Quindici persone arrestate.