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Usa, al via l’election day

I risultati definitivi solo a tarda notte

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I forzati di Enrico Mentana e delle maratone televisive sono pronti?

Le scorte di caffè sono al loro posto? Se stanno leggendo queste righe, facciano sì con la testa o alzino pure la mano. Tanto noi, non li vedremo. E comunque, non li vedrà neanche Mentana, esattamente come gli altri integralisti delle dirette minuto per minuto dei grandi eventi politici ed esteri, pronti a sciorinare per tutta la notte i dati e le cifre che, ora dopo ora, certificheranno l’elezione del 45° presidente degli Stati Uniti. L’habemus papam definitivo, però, scatterà solo tra le 4.00 e le 5.00 italiane. Quindi ci sarà ben da parlare, e soprattutto da aspettare. Ma è tradizione, ormai, quasi come fosse un Natale o un Capodanno che, per qualche bislacco capriccio bisestile, cada solo ogni quattro anni.

Sarà un testa a testa al veleno, come quello memorabile del 2000 tra Bush II e Al Gore, risoltosi sul filo di lana nella Florida dei voti contestati e incriminati? O sarà una sfida tra un vincente assoluto e uno sparring partner, come quello del 2004 tra Bush II e Kerry, e poi i due dell’era obamiana che hanno visto il president of the Change trionfare facile prima nei confronti di McCain e poi di Romney? A dir la verità, stando al trend degli ultimi giorni, sembra che Hillary Clinton abbia davvero il vento in poppa: sdoganata dalle micidiali accuse relative al mailgate (ultima mossa obamiana?), Iron Hillary ha potuto apprendere con soddisfazione che nel weekend c’è stato un vero e proprio boom di elettori di origine ispanica che, in alcuni degli stati (come la Florida) dove il voto è già in corso da alcuni giorni, hanno espresso anticipatamente il loro voto in direzione favorevole ai democratici. Ricordiamo che il voto presidenziale è già iniziato, sin dal 22 ottobre (ma si completerà solo in queste ore), in Arizona, Nevada, North Carolina, IowaFlorida, Georgia, Colorado, Utah. Attualmente i democratici sono in vantaggio in Colorado, North Carolina e Nevada, mentre i repubblicani di Donald Trump sono in testa (ma senza stradominare) in Utah e Iowa.

Con i suoi propositi terribilistici in tema di immigrazione, Trump si è facilmente alienato le simpatie delle minoranze etniche  della popolazione Usa, mentre su questo fronte il programma rassicurante e inclusivo della Clinton ha avuto successo . Ne consegue che quasi tutti i sondaggi proposti dai media americani danno l’ex First Lady in vantaggio sullo sfidante repubblicano: per Abc-Washington Post siamo ora 48% a 43%, per Nbc-Wall Street Journal la forbice parla di un 44% contro un 40%, mentre Politico-Morning dà un 45% alla Clinton e un  42% a Trump.

Ma non è niente di insormontabile, ci si continua a ripetere nello staff di The Donald, scampato, nell’ultimo comizio a Reno in Nevada, ad una tentata aggressione (e non è il primo episodio di questo genere, nel corso della campagna elettorale).

Oggi le urne sono state aperte a mezzogiorno (ora italiana, naturalmente)lungo tutta la costa orientale, da New York a Washington, da Boston a Filadelfia, fino a Miami.

A seguire, alle 15.00, hanno aperto i seggi anche sulla costa orientale, dallo stato di Washington all’Oregon alla California. Nel tardo pomeriggio è stato quindi il turno di Alaska e Hawaii.

A partire dall’1.00 italiana si apriranno i primi seggi: riflettori puntati soprattutto sulla Virginia. All’1.30 massima attenzione agli esiti del voto nell’Ohio. Alle 2.00 sarà l’ora della verità in Florida, e, a seguire, si saprà cos'è successo in tutti gli altri Stati. Alle 5.00 del mattino, come detto, l’America potrebbe salutare il suo nuovo presidente, anche se mancheranno ancora all’apello i risultati di Alaska e Hawaii (attesi per le 7.00).

Buona veglia a tutti: cercheremo di tenervi compagnia. 

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