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Super Tuesday 2, sempre più Clinton vs Trump

Fuori Rubio, a Sanders vanno le briciole

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Come Licinio Crasso.

O come Marco Lepido. Ad un certo punto di una corsa politica a tre, come quella delle primarie presidenziali repubblicane negli Usa, succede sempre che un terzo incomodo, che rappresenti anche l’anello più debole, debba uscire di scena anzitempo. Goodbye Marco Rubio, e proprio quando sembrava in ripresa: i verdetti del secondo Super Tuesday di questa corsa preliminare per la Casa Bianca, infatti, non hanno avuto particolari riguardi per l’espugnatore della Capitale, ma anzi lo hanno costretto a gettare la spugna, dignitosamente ma senza gloria.

Un epilogo che non sarebbe potuto essere diverso, per il senatore ispano-americano, incapace di prevalere non solo in OhioNorth Carolina, Missouri e Illinois, ma persino nella sua Florida, dove quel bulldozer di Trump lo ha umiliato infliggendogli venti punti percentuali di distacco: non hanno superato quota 27,2% i voti per Rubio, mentre il bilionario ha incassato il 45,7%.  Proprio l’entità della sconfitta “sul terreno amico”, come si dice nel calcio, è stata determinante per indurre il candidato di Miami al passo d’addio.

Ora a sbarrare la strada a Trump è rimasto solo il “texano dalla determinazione di ghiaccio”, Ted Cruz: ancora assolutamente non domo, come ha dimostrato in North Carolina, solo quattro punti percentuali in meno del rivale, e soprattutto in Missouri, dove c’è stata battaglia fino all’ultima scheda col bilionario. Alla fine, a Jefferson City e nel resto dello Stato, è finita con Trump vincente al 41,8%, e Cruz incollato alla sua ruota col 40,8%.

E veniamo dunque al candidato più demonizzato di queste primarie, l’uomo che si può solo votare per amore o non votare per odio: parliamo di lui, il Super Donald che prosegue indisturbato il suo volo. E che, oltre a vincere a mani basse in Florida, a trionfare in modo “normale” in North Carolina (40, 3%, come detto solo sei punti di vantaggio su Cruz,  che in Florida fa invece flop col 17%) e ad aggiudicarsi il Missouri anche se con un punteggio molto più risicato, s’impone anche, e ariosamente, in Illinois (38%, +8 su Cruz). e in modo a dir poco strabordante nelle Marianne sttentrionali (73%, 40 punti sopra Cruz!). Deve invece cedere l’Ohio, ma non certo allo sfidante texano, bensì a John Kasich (46,8%), che potrà magari sentirsi pago per una “vittoria della bandiera”.

Negli stessi stati dove si votava per i repubblicani erano chiamati alle urne anche i supporters dei nomi in lizza per il Partito democratico (tranne che nelle Marianne settentrionali, dove la Clinton si era già imposta il 12 marzo col 54%). A queste latitudini Iron Hillary ha ottenuto un successo speculare a quello di Trump vincendo in quattro stati su cinque, e neppure con piccole percentuali di consenso. Tutt’altro: si è presa la Florida col 64,4%, il North Carolina col 54,5%, l’Ohio col 56,4% e infine l’Illinois col 50,6%, e sempre infliggendo distacchi netti a Sanders, che vanno dai due punti percentuali dell’Illinois ai più di 30 della Florida. Il senatore del Vermont può sorridere solo in Missouri, ma di sicuro non a 32 denti: ha vinto infatti col 49,8% contro il 49,5 della sfidante.

Conto dei delegati: dopo quest’ultima tappa delle primarie, la Clinton è a quota 1560, e deve arrivare a 2383; Trump è a 621, e il suo traguardo è giungere ad averne 1237.   

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