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Chiamatele Suffragette!

La battaglia femminile per il diritto di voto

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Oggi è l'8 marzo e si festeggia la festa della donna. Pizzerie, discoteche, strip teas e pigiama party. Ma è tutto qua l'orgoglio femminile? Si riduce davvero alla mondanità, la rivendicazione delle donne del 2015? Se la convinzione è che la donna viva in una società egualitaria e giusta, siamo lontani dalla realtà. Oggi, più che mai, è importante trovare i giusti esempi per riscoprire l'orgoglio di essere donne, ma soprattutto di essere portatrici di diritti oltre il sesso e la razza.

Le Suffragette erano le donne che appartenevano ad un movimento di emancipazione femminile, creatosi alla fine dell'Ottocento, con lo scopo di ottenere il diritto di voto. Il termine deriva appunto da suffragio e fu l'appellativo usato, nel tempo, per indicare anche altre rivendicazioni civili e politiche delle donne.

Il movimento delle Suffragette nacque ufficialmente nel 1869 in Gran Bretagna. Si sviluppò ed ottenne un maggior consenso con il passare degli anni, tanto che nel 1897 venne fondata la “Società Nazionale per il Suffragio Femminile” da Millicent Fawcett. Prima di allora, sia in Gran Bretagna che in altri Stati del mondo occidentale, furono diversi i sostenitori del diritto di voto femminile. Tra questi ricordiamo Mary Wollstonecraft, la quale pubblicò vari testi di stampo femminista, così come Olympe de Gouges in Francia, ghigliottinata a fine Settecento, per essere andata contro Robespierre. Non mancarono però sostenitori maschili, basti pensare al filosofo ed economista John Stuart Mill,  il quale nel 1865 presentò una proposta di suffragio femminile agli elettori.

Nel 1903 Emmeline Pankhurts fondò “l'Unione Sociale e Politica delle Donne”. Da allora la battaglia per l'ottenimento del diritto di voto a livello nazionale, in Inghilterra, divenne più accesa che mai. In quei gli anni precedenti alla guerra, iniziarono le manifestazioni delle femministe più moderate e quelle radicali. Le prime organizzavano incontri pubblici pacifici, scioperi oppure si incatenavano alle ringhiere, simboleggiando l'oppressione subita. Le seconde invece volevano sovvertire il sistema a qualsiasi costo, anche attraverso il disordine e la violenza.

La reazione delle forze dell'ordine erano in entrambi i casi di repressione. Molte donne vennero picchiate ed arrestate anche solo per aver manifestato un semplice diritto. Emily Davison morì, ad esempio, durante i disordini a Derby di Epsom nel 1913. Questo evento fece crescere un sentimento ancora più forte e rabbioso nelle manifestanti femministe. Nel 1918, conclusa la grande guerra venne approvata la proposta di diritto di voto a livello nazionale per le donne sposate di almeno 30 anni. Il 2 luglio del 1928 venne ottenuto il suffragio universale femminile.

Tra i paesi europei la Germania arrivò al successo del suffragio universale nel 1919, la Francia nel 1945, l'Italia nel 1946 per votare l'assemblea costituente e il referendum riguardo la scelta tra Repubblica e Monarchia. La Svizzera, nel 1972, fu tra gli ultimi paesi occidentali a concedere il diritto di voto alle donne.

Fuori dall'Europa il primo Paese a concedere il diritto alle donne fu la Nuova Zelanda, nel 1893Gli Stati Uniti d'America invece arrivarono a questo successo politico e civile solo nel 1920, con il XIX emendamento alla Costituzione . Tra i nomi più importanti che hanno fatto la storia del femminismo statunitense ricordiamo Alice Paul e Lucy Burns.

Alice Paul fu un'attivista femminista del New Jersey, di famiglia benestante di fede cristiana calvinista.  Nel 1912 si laureò in Scienze Politiche e si attivò subito per la rivendicazione dei diritti delle donne. La madre in questo senso fu un esempio per la figlia, portandola sin da piccola alle riunioni e alle manifestazioni femministe.

Nel 2005 è uscito un film per la tv, intitolato “Angeli d'Acciaio”, interpretato da Hilary Swank, nel quale viene raccontata la storia di Alice Paul. Donna coraggiosa, insieme a Lucy Burns, organizzò cortei pacifici e manifestazioni di fronte alla Casa Bianca. Ogni giorno le donne che manifestano venivano arrestate. La stessa Alice venne portata in carcere, messa in isolamento e trattata in modo selvaggio. Ma fuori dal carcere riuscirono a filtrare informazioni sulla condizione della donna, che vennero sbattute nelle prime pagine dei giornali. Fu subito scandalo e quindi l'inizio del cambiamento.

Oggi il Mondo può e deve ricordare il sacrificio di quelle donne che hanno iniziato un lavoro di civiltà e rispetto, che a noi spetta solo di concludere, contro ogni forma di violenza fisica e psichica esercitata sulle donne .

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