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Scusate l'assenza ma ero in luna di miele a Cuba

Il mondo di Blonde Black Dress di Giulia Susan Gianassi

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Ormai sono passate già 2 settimane.
La routine ha ripreso il suo corso naturale, l'abbronzatura  è quasi scomparsa e l'odore dell'oceano prima di dormire è solo un ricordo.

Cosa ci resterà di Cuba?

Ci resterà il Malecon, con la sua bellezza mista a tristezza, il vento caldo che ti sposta, l'acqua che si infrange sugli scogli. Percorrere il Malecon di Habana è una delle esperienze più mistiche che ho vissuto in questo viaggio. È un luogo magico, l'oceano da un lato e la città viva, fatiscente e imprevedibile dall'altro.


Ci resterà Habana, così in contraddizione, così aspra ma allo stesso tempo colorata e pulsante di vita. Le vecchie Chevrolet, l'odore dei gas di scarico, le stradine colme di habaneros che affrontano quotidianamente una vita sempre sul limbo: passato o presente?


Habana puoi amarla e odiarla nello stesso giorno: la ami per la sua bellezza triste e suggestiva , la odi perché è caotica, sfuggente. È una città che si rincorre come se volesse recuperare il tempo perso ma nello stesso momento legata a doppio filo ad un passato ancora molto presente.


I cubani cercano di sbarcare il lunario come possono, si improvvisano guide turistiche, tassisti, autisti, cantanti e ballerini. C'è chi vende frutta e verdura sul marciapiede, chi attrezza la propria bicicletta per farla diventare un taxi e chi ricarica accendini sul ciglio della strada.

Ci resterà la bellezza senza tempo di Trinidad, l'odore  della pelle scaldata al sole del tramonto su Plaza Major.
Quante facce incontrate in questo viaggio? Volti "familiari" come quelli di Ana e Jorge i nostri fantastici padroni di casa particular. La colazione sul patio della loro casa, la succosissima Guayana, le lenzuola fresche ogni mattina e la pace che riuscivavamo a trovare in quella villetta nel Vedado fuori dal caos del Park Central.


La simpatia di Liuba, la nostra guida che viveva in un quartiere molto popolare con più di 1.000 edifici nella periferia di Habana.
La velata malinconia  di Annibale, il nostro cicerone che ci ha scarrozzato ( nel vero senso della parola) su una cadillac azzurra decappottabile del 1950. Indimenticabile il mojito bevuto insieme raccontandoci di come il giorno dopo avrebbe festeggiato il Natale con la sua famiglia.

 

 

 

Lasciamo Habana: direzione Cayo Largo. Se penso al paradiso immagino che sia così:

Chissà se abbiamo capito davvero Cuba. Siamo tornati a casa con tante domande e poche risposte. Chissà che ne sarà di Annibale, Jorge, Pepe, Carmen. Cosa ne sarà della Cuba che  io e te abbiamo assaporato, amato e odiato in questo viaggio?

Mi piace pensare a Cuba come a un fidanzato: ti fa arrabbiare, innervosire, lo ami e lo odi.

Ma senti la sua mancanza quando non è con te.

Ciao Cuba

 

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