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Storie di donne: Franca Viola

Simbolo di emancipazione e rivincita, Franca Viola è diventata l'emblema delle donne che affermano il loro diritto ad esistere

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Franca Viola è stata la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore. Divenne simbolo della crescita civile dell'Italia nel secondo dopoguerra e dell'emancipazione delle donne italiane.
"Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori". Queste le parole bellissime e piene di forza di Franca Viola, che sottolineano la sua grande volontà di imporre la sua persona in un' Italia totalmente diversa da quella di oggi, dove la condizione delle donne era praticamente non considerata.

La sua  grande forza fu importante per l'emancipazione femminile, fu importante per tutte quelle donne costrette a subire senza diritto di replica. Fu grazie a Franca che lo stupro divenne, purtroppo solo nel 1996, un reato contro la persona e non solo un reato contro la morale. Franca Viola nasce ad Alcamo, in provincia di Trapani, il 9 gennaio del 1947, lei è figlia di contadini, molto bella coi capelli scuri e un’aria dolce ed innocente, a 15 anni Franca si fidanza con Filippo Melodia, nipote del mafioso Vincenzo Rimi e membro di una delle famiglie più ricche della zona, lei non è felice di questa unione e lascia Filippo, ma la reazione del fidanzato respinto è delle più terribili, da fuoco al vigneto ed il casolare e minaccia il padre Bernardo con una pistola, per il quale però il bene della figlia viene prima di ogni altra cosa.

Filippo viene arrestato ma quando esce di prigione ha un unico pensiero in testa: riprendersi Franca. Questa sua ossessione si trasformava in una vera e propria persecuzione, una violenza immensa. Infatti il 26 dicembre del 1965 con l’aiuto di dodici amici Filippo irrompe nella casa dei Viola, distrugge tutto ciò che gli capita a tiro e rapisce Franca ed il suo fratellino di 8 anni, Mariano, che si aggrappa alla sorella con quanta forza ha in corpo. Il piccolo viene subito liberato, mentre la ragazza sparisce nel nulla. Franca viene sequestrata per otto giorni, prima in un casolare fuori Alcamo poi in paese, dalla sorella di Filippo. In otto giorni Franca subì di tutto dalle violenze verbali, alle violenze fisiche, e infine alle violenze sessuali. Davanti al fatto compiuto il padre del giovane volle incontrare il padre di Franca per riproporre il matrimonio, che doveva essere accettato.

La morale del tempo, infatti voleva il matrimonio riparatore per chi, non essendo più vergine per la violenza subita, non avrebbe potuto sposare nessun altro se non il suo aguzzino, per poter salvare il suo onore e quello della sua famiglia, in caso contrario sarebbe rimasta zitella e additata come “donna svergognata“. Ma Franca non accettò tutto questo, sostenuta dal grande aiuto della sua famiglia, in particolare del padre che voleva in primis la felicità della figlia.
Il caso sollevò in Italia forti polemiche divenendo oggetto di numerose interpellanze parlamentari ma ciò non intimorì la giovane donna che diventerà in Sicilia un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei avrebbero subito le medesime violenze e ricevettero, dal suo esempio, il coraggio di "dire no" e rifiutare il matrimonio riparatore. Franca

Viola si sposò nel 1968 con il giovane compaesano amico d'infanzia Giuseppe Ruisi, ragioniere, che insistette nel volerla sposare, nonostante lei cercasse di distoglierlo dal proposito per timore di rappresaglie. Giuseppe era però totalmente innamorato di Franca e l'aiutò con i suoi occhi pieni d'amore e la dolcezza dei suoi modi di fare. La coppia ha avuto due figli ed ha sempre vissuto nella consapevolezza della forza del loro amore inoltre l'8 marzo 2014, in occasione della festa della donna, Franca Viola è stata insignita al Quirinale dell'onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con la motivazione: "Per il coraggioso gesto di rifiuto del matrimonio riparatore che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell'emancipazione delle donne nel nostro Paese".

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