Sul piede di guerra i lavoratori del primo comune d’Italia.
Motivo della protesta, l’ulteriore taglio del salario accessorio, deciso dal governo. Il salario accessorio è l’insieme delle somme di denaro che non sono programmate né ricorrenti nel trattamento economico regolato dai contratti nazonali di lavoro (cioè nella normale busta-paga): parliamo dunque del compenso dovuto per eventuali prestazioni straordinarie, svolte magari in orario extralavorativo o in condizioni tali da comportare un particolare sacrificio personale.
I dipendenti del Comune di Roma sono, in tutto, ventiquattromila. Questa marea umana è pronta a mobilitarsi contro una decisione che, a detta del segretario della struttura Funzione pubblica della Cgil di Roma e del Lazio, Natale Di Cola, “minaccia di far perdere ai lavoratori fino a 300 euro al mese. E parliamo di stipendi che, quasi sempre, non vanno oltre i 1200 euro mensili”.
L’appuntamento nelle piazze e nelle strade di Roma è per il 27 gennaio prossimo. In quel giorno, che corrisponde a quello di paga, “proclameremo lo sciopero generale”, prosegue Di Cola. “Sarà il secondo nella storia dei dipendenti comunali di Roma e questa volta sarà esclusiva responsabilità del governo”. Il primo sciopero a cui il segretario Fp allude si svolse all’inizio di giugno del 2014: in quell’occasione la Città Eterna rimase paralizzata per un giorno.
Ma non sono solo i lavoratori e le lavoratrici sul libro paga del Campidoglio ad essere pronti a sollevarsi: anche i 2400 dipendenti della Camera dei deputati sono “in stato di agitazione” contro i tagli alle indennità di funzione ( si tratta sempre di straordinari) confermati anche quest’anno. Le otto sigle sindacali che rappresentano i lavoratori in questione (“Sindacato professionalità intermedie”, “Sindacato unitario impiegati parlamentari”, “Sindacato quadri parlamentari”, “Organizzazione sindacale autonoma”, “L'Unione sindacale", “L'indipendente e libero sindacato”, “Associazione dei Consiglieri Camera” e "Associazione sindacale parlamentare", più la trimurti Cgil-Cisl-Uil) lamentano “l’assenza di una qualsivoglia contrattazione”.

