Fu violentata nel 2008 in un'auto parcheggiata nelle vicinanze della Fortezza da Basso, da sei ragazzi dopo una serata ad una festa esta. Gli imputati fra i 20 e i 25 anni, furono condannati in primo grado per aver abusato delle condizioni di inferiorità psichica e fisica della ragazza, ma il verdetto della Corte d’Appello è stato il seguente : il comportamento della ragazza fa "supporre che, se anche non sobria" fosse comunque "presente a se stessa". "Iniziativa di gruppo comunque non ostacolata”,
Questa la risposta della vittima dal suo blog
"Io esisto. Nonostante abbia vissuto anni sotto choc, sia stata imbottita di psicofarmaci, abbia convissuto con attacchi di panico e incubi ricorrenti, abbia tentato il suicidio più e più volte, abbia dovuto ricostruire a stenti briciola dopo briciola, frammento dopo frammento, la mia vita distrutta, maciullata dalla violenza: la violenza che mi è stata arrecata quella notte, la violenza dei mille interrogatori della polizia, la violenza di 19 ore di processo in cui è stata dissezionata la mia vita dal tipo di mutande che porto al perché mi ritengo bisessuale, nonostante tutto ciò ci sono".
"Come pensate mi senta adesso? Non riesco a descriverlo nemmeno io. La cosa più amara e dolorosa di questa vicenda è vedere come ogni volta che cerco con le mani e i denti di recuperare la mia vita, di reagire, di andare avanti, c’è sempre qualcosa che ritorna a ricordarmi che sì, sono stata stuprata e non sarò mai piú la stessa.
Ogni maledetta volta dopo aver lavorato su me stessa, cercato di elaborare il trauma, espulso da me i sensi di colpa introiettati, il fatto di sentirmi sbagliata, sporca, colpevole, devo ricominciare da capo. E’ come un maledetto elastico che mi riporta indietro di 7 anni, Dopo aver cercato di trasformare il dolore, la paura, il pianto in forza, in arte, ecco un altro articolo che parla di me. E io mi ritrovo catapultata di nuovo in quella strada, nel centro antiviolenza, nell‘aula di tribunale. Tutto questo mi sembra surreale come un supplizio di Tantalo."
"Essere vittima di violenza e denunciarla é un’arma a doppio taglio: verrai creduta solo e fin tanto che ti mostrerai distrutta, senza speranza, finché ti chiuderai in casa buttando la chiave dalla finestra. Ma se mai proverai a cercare di uscirne, a cercare, pian piano di riprendere la tua vita, ti sarà detto “ah ma vedi, non ti è mica successo nulla, se fossi stata veramente vittima non lo faresti. E può succedere quindi che in sede di processo qualcuno tiri fuori una fotografia ricavata dai social network in cui, a distanza di tre anni dall’accaduto, sei con degli amici, sorridi e non hai il solito muso lungo, prova lampante che non è stato un delitto così grave. Fondamentale, ovviamente...".