L’arma dei Carabinieri si è resa protagonista di un’ampia azione antimafia nel comune siciliano di Paternò. L’operazione ha portato all’arresto di 16 individui, legati alle cosche dei Santapaola e dei Laudani. Secondo quanto emerso dalle indagini, le cosche di Paternò si stavano preparando a combattere una vera e propria guerra per il controllo del territorio. Le famiglie rivali – dirette estensioni dei potenti clan catanesi dei Laudani e dei Santapaola – si sono già rese protagoniste di episodi violenti inter-mafiosi.
Il 27 giugno 2014, l’ex ergastolano Salvatore Laenza è stato freddato a colpi di pistola da due sicari, mentre si trovava nella sua abitazione insieme a sua moglie, miracolosamente sopravvissuta. All’episodio criminoso è seguita una sorta di faida avente il duplice obiettivo di vendicare i ripetuti omicidi e colpire i boss delle famiglie rivali.
L’inchiesta e i successivi arresti, a detta dei Carabinieri, hanno evitato un’ulteriore escalation di violenza e bloccato un quasi certo proseguo della faida. I reati imputati ai 16 sono: associazione mafiosa, omicidio, tentato omicidio ed armi.
L’obiettivo principe di Cosa Nostra trascende l’economia e si colloca nel bisogno incessante di un ferreo controllo su popolazione e territorio. Senza questo tipo di potere, la forza di Cosa Nostra scemerebbe rapidamente, si potrebbe paragonare a quella di qualsiasi altra associazione a delinquere. Senza la collaborazione passiva della popolazione e l’egemonia su città e, soprattutto, villaggi, per lo Stato sarebbe molto più semplice combattere Cosa Nostra. È in questo contesto che si collocano le guerre di mafia ed è questa la motivazione per la quale i clan rischiano, spendono e sacrificano uomini in funzione dell’egemonia territoriale.

