Casaleggio viene avvistato a Cernobbio. Sembra tutto fuorché un pesce fuor d’acqua, si muove a suo agio tra squali della finanza, ex concussi, politici che voleva cacciare a pedate ed impeccabili faccendieri in doppiopetto. Per tener buone le fronde estremiste (lui li chiama ingenui) dei suoi adepti, ha già inzuppato i social network con la notizia che a Cernobbio gira un suo sosia, un fake, un Troll mandato lì apposta per disorientare i Casaleggini. L’elite che non conosce crisi, lo circonda e cerca di carpire i segreti di questo novello Mida capace di far miracoli con i buchi di bilancio e trasformare in oro perfino le tettoscalate. Lui, terminato il suo discorso che sapeva di oste che declama il suo vino a discapito delle altre taverne, tra fotografi anarchici che inquadravano ricci capricciosi, a stento riesce a raggiungere la sua auto, che non è blu ed è priva di navigatore: l’odore inebriante dei soldi ed il fiuto per gli affari di Gianroberto sono più efficienti di un Tom Tom. Il tragitto verso casa è lungo abbastanza per impastare un nuovo post, inventare un nuovo slogan e registrare il numero di telefono di qualche nuovo amico conosciuto in riva al lago.