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Sequestrati beni alla sorella e al cognato del Boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro

Dia: i beni ammontavano ad un valore di centinaia di migliaia di euro.

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La Direzione investigativa antimafia, ha confiscato beni aziendali e capitali sociali alla sorella del Boss latitante, Matteo Messina Denaro, tra l'altro complice con il marito di essere in contatto con il fratello mafioso, che ormai da decenni ha fatto perdere le sue tracce.

I beni confiscati riguardano capitali e beni delle ditte “Vieffegi service”, “Vieffegi impianti”,  “Soropa costruzioni” e una derivazione dell'azienda olivicola a nome della sorella di Matteo Messina Denaro. Si chiama Anna Patrizia e ha 44 anni, la sorella del boss di Cosa nostra. Insieme al marito è detenuta da dicembre scorso per associazione mafiosa,  nel corso dell'operazione 'Eden', con l'accusa di estorsione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra. Si ritiene, per altro, che mantenesse rapporti costanti con il fratello latitante, per conto del quale gestiva i suoi affari. Il cognato del latitante di Castelvetrano, Vincenzo Panicola, anche lui di 44 anni, figlio del defunto patriarca mafioso Vito, prestava la sua attività di pulizia nel centro commerciale Belicittà,  dell'imprenditore Giuseppe Grigoli, condannato per concorso in associazione mafiosa e considerato il prestanome del boss Matteo Messina Denaro.

Chi è Matteo Messina Denaro?
Matteo Messina Denaro, nato a Castelvetrano nell'aprile del 1962, è un criminale di Cosa nostra, chiamato anche “U siccu” ovvero “Il magro”, perché al tempo della sua scomparsa aveva un fisico assolutamente snello. È figlio di Francesco Messina Denaro, che era stato sino alla sua morte il capo della cosca di Castelvetrano. Nel 1989 venne denunciato per associazione mafiosa e, nel febbraio del 1992, fece parte di un gruppo di fuoco, inviato a Roma per sorvegliare Maurizio Costanzo e per uccidere Giovanni Falcone e Claudio Martelli. Dopo l'arresto di Riina, proseguì con gli attentati terroristici insieme ai mafiosi Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e i fratelli Graviano. Dal 1993, dopo una vacanza a Forte dei Marmi, si persero definitivamente le tracce del Boss, che fin ad oggi è vissuto in latitanza. Durante questo lungo periodo, le indagini compiute dal SISDE hanno portato ad avvicinarsi al ritrovamento di Messina Denaro, senza però mai riuscirci.  Antonino Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano già inquisito per associazione mafiosa, era stato usato come esca per il latitante, con il quale ci fu qualche scambio di pizzini, e con cui Messina usava lo pseudonimo di “Alessio”. Ad oggi il boss di Cosa Nostra è considerato uno dei più pericolosi mafiosi a piede libero.

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