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È stato fatto tutto il possibile per evitare l’ultima strage dei migranti nel Mediterraneo?

Sale il bilancio dei morti e aumentano gli interrogativi su cosa è accaduto la notte tra sabato e domenica scorsa

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Sessantasette. È il numero di morti accertati vittime dell’ultima drammatica strage nel Mar Mediterraneo. Un numero che si teme potrebbe crescere e potrebbe superare anche i cento. O rimanere seppelliti nei fondali marini decine e decine di migranti che tentavano di fuggire in Europa. Nella notte tra sabato e domenica scorsa l’ultima strage, l’ultimo dramma di un lungo elenco che continua a crescere da tanti anni. Sono passati ormai dieci anni da quella che è la più grande tragedia dell’immigrazione, il 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa

Le bare l’una accanto all’altra a Cutro, la disperazione e le lacrime dei sopravvissuti, in questi giorni stanno comparendo su tutti gli schermi televisivi e sulle pagine dei giornali. Immagini terribili che interrogano e scuotono le coscienze. Tante sono le domande, i dubbi, gli interrogativi che scaturiscono dal dolore e dall’umano cordoglio. Diventate, purtroppo, nuove occasioni per scontri tra partiti e la solita stantìa dialettica. Il ministro dell’Interno Piantedosi ha affermato, nei giorni scorsi, che con le condizioni meteo di queste settimane salire su un barchino e affrontare il mare aperto è troppo rischioso ed andava evitato. Scatenando forti polemiche da chi, di fronte a decine e decine di morti, ha sottolineato che queste frasi “colpevolizzano” le vittime. Domenica sera durante la trasmissione “Non è l’Arena” condotta su La 7 da Massimo Giletti un soccorritore ha affermato che si è riusciti, in passato, a salvare migranti anche con condizioni meteo peggiori. E ha posto l’attenzione sulle nuove regole per le organizzazioni non governative e i salvataggi in mare stabiliti dal governo Meloni e dallo stesso ministro Piantedosi. Mentre la trasmissione era ancora in onda dal Viminale è stata inviata una nota alla stampa in cui si respingeva ogni accusa aggiungendo che si valutavano eventuali azioni legali. Scatenando forti proteste e polemiche nei confronti del titolare del Ministero dell’Interno. 

In questi giorni parte dell’attenzione pubblica è finita sulle comunicazioni tra Frontex, l’agenzia europea per la sorveglianza delle frontiere, e la Guardia Costiera. Ponendo il dubbio che quest’ultima avrebbe ricevuto comunicazioni ma non si sarebbe attivata tempestivamente. Una ricostruzione che la Guardia Costiera ha categoricamente smentito. Tante associazioni in questi giorni si sono attivate per atti solidali nei confronti dei sopravvissuti, oggi presenti a Cutro. E stanno interrogando le istituzioni e le coscienze italiane ed europee sulle cause di questa nuova drammatica tragedia e su quel che si dovrebbe fare perché non avvengano più. «Chi è responsabile delle partenze se non una sciagurata politica neoliberista e predatoria, che sostiene cleptocrazie che devastano interi paesi e continenti, responsabile di guerre e crisi climatica? Di chi è la colpa se non di chi costruisce muri attorno alla Fortezza Europa? Chi crea e sostiene i trafficanti se non coloro che attraverso leggi ingiuste impediscono canali di ingresso legali in Europa? Chi è responsabile delle sciagure in mare se non chi manca di mettere in campo una missione ufficiale di soccorso e attraverso provvedimenti legislativi lesivi della legalità internazionale gli stessi soccorsi che invoca li impedisce?» Queste sono le domande poste alle istituzioni italiane ed europee da Senzaconfine. «L’unica risposta a questa ennesima strage sono una missione europea di soccorso in mare e l’istituzione di canali di ingresso legali per migranti e richiedenti asilo attraverso una completa revisione delle leggi sull’immigrazione di questo paese» si legge nel comunicato dell’associazione. «La nave naufragata era partita da Smirne in Turchia. Dal Paese dove l’autocrate Erdogan ha ricevuto dall’Unione Europea miliardi di euro per fermare i flussi migratori verso quell’Europa che tace di fronte alla guerra di annientamento che lo stesso Erdogan conduce contro il popolo curdo anche oltre i propri confini e che nemmeno il devastante terremoto del 6 febbraio scorso è riuscito a fermare» sottolineano gli attivisti e le attiviste di Senzaconfine che ricordano «il ruolo delle narcomafie in Turchia e altrove nella gestione dei flussi migratori è stato denunciato da Dino Frisullo più di venti anni fa» aggiungendo «si vergognino coloro che di fronte a quelle denunce hanno chiuso gli occhi e si sono tappati le orecchie e che hanno invece sostenuto e tuttora sostengono i governi che le tollerano e ne traggono profitto». Le denunce sul ruolo turco e sui trafficanti lungo tutto il Mar Mediterraneo del suo compianto fondatore, a cui fa riferimento Senzaconfine, furono il frutto di una lunga e articolata inchiesta successiva alla prima grande tragedia a fine dicembre 1996. Una tragedia avvenuta di notte anche allora, dopo settimane di traversata. Era la “strage di Portopalo” raccontata anche negli anni scorsi dalla RAI con una fiction in cui il ruolo principale, quello del pescatore Salvatore Lupo che fu il primo a trovare resti e tracce della tragedia, fu interpretato da Beppe Fiorello

 

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