Segnali di distensione dal fronte ucraino. Dopo la minaccia di Barack Obama che aveva sollecitato il ritiro delle truppe russe dai confini con l'Ucraina, è arrivata una prima risposta che tende la mano alla diplomazia.
A stretto giro di lancette, Vladimir Putin ha chiamato il presidente degli Stati Uniti. Al centro del colloquio durato circa un'ora c'è stata la proposta bilaterale di una risoluzione diplomatica della crisi. La Casa Bianca ha descritto la telefonata come 'franca e diretta'.
Obama ha invitato il Cremlino a fornire una risposta scritta ufficiale e sarebbe già stato fissato un incontro per la prossima settimana tra John Kerry, capo della diplomazia americana, e il ministro degli esteri Russo Serghiei Lavrov. Kerry sarà tra martedì e mercoledì in Europa per un summit con gli esponenti europei dei Paesi Nato all'Aja.
Per ora non filtrano ulteriori indiscrezioni sul contenuto della proposta. Questa sarebbe una 'via diplomatica' per uscire dalla crisi in atto da mesi. Al centro dovrebbe esserci l'impegno russo di evitare ulteriori violazioni della sovranità ucraina. Di Crimea, però, non si fa cenno; la penisola, ormai, è considerata un discorso chiuso. Putin ha ribadito che non c'è nessuna intenzione di alimentare altri focolai filorussi: lo ha ripetuto anche in una telefonata con Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu.
Dall'altra parte della proposta di accordo ci sono le richieste della Russia. Il Cremlino avrebbe chiesto a Obama una particolare attenzione all'attuale situazione politica dell'Ucraina, soprattutto riguardo i gruppi estremisti che si stanno infiltrando in tutti i livelli istituzionali del Paese.