Una storia di cronaca come un milione di altre, impigliate nella rete della elefantiaca giustizia italiana. La differenza è che in questo caso c'è stata la morte in campo di un calciatore italiano Piermario Morosini, ormai quasi due anni fa, il 14 aprile 2012 a Pescara. Un tempo infinito e una vicenda processuale che torna attuale per il rinvio a giudizio dei tre medici che soccorsero Morosini: i medici sociali delle due squadre che stavano giocando, Pescara e Livorno e quello del 118.
I nomi non aggiungerebbero nulla, se non fango sull'accusa da dimostrare: omicidio colposo, in quanto, sempre secondo l'accusa "avrebbero dovuto usare il defibrillatore semi-automatico, disponibile quel giorno".
Sarebbe inutile se non fastidioso ogni commento di fronte alla ricerca di presunte concause di morte per il cuore di un atleta professionista che si ferma all'improvviso. Molto meglio attenersi alla cronaca: processo fissato il primo dicembre.
