Esce oggi martedì 26 aprile 2022 per Adesivadiscografica "Sul precipizio", il nuovo singolo di Luca Gemma. Un nuovo capitolo per il cantautore di origini romane, ma di stanza a Milano, che ci avvicina ad un album in uscita a settembre. "Sul precipizio" è un brano rotolante in quattro quarti in cui la chitarra acustica accentua il backbeat e trascina tutto dall’inizio alla fine. Le voci, una bassa e una alta, e il kazoo fanno il canto. Il piano elettrico e gli archi il controcanto.
E non potevamo che non fargli qualche domanda a riguardo!
- Quali circostanze ti hanno portato a Milano? E cosa ti ha fatto rimanere?
Vivevo in Germania con i miei e mia sorella, stavo finendo il liceo e avevo deciso di tornare in Italia per l’università. L’idea era di trasferirmi a Roma da solo, ma alla fine, rientrando tutti, dal mazzo è sbucata Milano per il lavoro di mio padre. I primi due anni sono stati di totale spaesamento, ero un alieno cresciuto tra Roma, Ivrea e Germania e mi sentivo veramente fuori posto. Così per uscire allo scoperto ho risposto a un’inserzione su Secondamano: ‘band cerca cantante’ e io, che già in Germania avevo messo in piedi una band, ero sicuro che nella vita volevo cantare e scrivere canzoni. Cominciai a provare con loro e poi facemmo una ventina di concerti. La band si chiamava Enigma e avevamo una manager, la contessa Pinina Garavaglia Ulivieri, molto divertente, che ci portava in situazioni improbabili per una giovane band di rock italiano. In ogni caso tra la musica, l’università e le persone che ho incontrato, ho iniziato a stare bene in questa città. Sentivo che a Milano c’erano e accadevano le cose che mi piacevano e alle quali volevo prendere parte a modo mio. Con i Rosso Maltese a un certo punto tutto ha preso una piega sempre più seria e in quei dieci anni ho imparato tantissimo e sono venuto in contatto con il mondo musicale vero. Provavamo tutti i giorni per molte ore nella nostra sala in via Fusetti, in Ticinese, e facevamo anche cento concerti l’anno in giro per l’Italia. In città poi mi piacevano le rassegne cinematografiche al De Amicis, i festival di musica all’Arco della Pace e a Cascina Monlué. Piazza Vetra la sera d’estate, i concerti al Bloom e al Tunnel. Poi ho incontrato la mia compagna e nel tempo io, romano, nato a Ivrea e con radici molto blande, ho sentito che Milano era diventata la mia città.
- In che modo "Sul precipizio" è un brano rotolante?
Nel senso del ‘rolling’ di cui parla Keith Richards nella sua autobiografia Life quando spiega il suo concetto di rock’n’roll che per lui è strettamente legato al rhythm’n’blues: un pezzo deve picchiare ma anche rotolare, deve avere groove e deve far muovere il corpo, i piedi e i fianchi. Like a rolling stone!
- A chi è indirizzato questo brano? Chi dovrebbe assolutamente ascoltarlo?
Io non metto limiti e non scrivo pensando a un pubblico di riferimento, non l’ho mai fatto e forse non ne sono capace. Inseguo una mia idea di canzone – sperando sempre che l’ultima sia migliore e più vera della precedente - fatta di melodie cantabili e di parole pesanti che si appoggiano su groove leggeri. Per farlo uso le forme che mi piacciono di più: indie pop, soul, folk, rock un po’ sbilenco e cantautorato. Come Modugno suonato da Paul Weller al compleanno di David Byrne. Poi, essendo un cantautore di nicchia, so benissimo che la mia musica incontrerà come sempre limiti alla sua diffusione, ma non sono certo io a metterli. E infatti come autore per altri, soprattutto Fiorella Mannoia e Malika Ayane, mi sono avvicinato al mainstream più popolare. Alla fine la musica poi va dove vuole lei!
- Come era avvenuto il tuo primo incontro con Pacifico?
All’università, facoltà di Scienze Politiche, in via Conservatorio a Milano. Seguivamo lo stesso corso, credo fosse Storia Contemporanea, e un giorno abbiamo cominciato a parlare di musica, di dischi e di canzoni. Dopo un po’ di tempo abbiamo deciso di formare una band e di scrivere canzoni insieme, ma soprattutto non abbiamo mai smesso di parlare di musica e di scambiarci dischi. Era veramente una fissazione fantastica che poteva durare giornate e nottate intere.
- Come stai in questo momento?
Sempre in bilico tra quiete e tempesta.