Gentilissimi lettori di Notizie Nazionali rieccoci qui, come ogni sabato, a percorrere strade e sentieri di Tuturano, frazione di Brindisi, andando a scoprire le bellezze della frazione brindisina. Ed eccoci quindi al nuovo appuntamento con “Paesaggi tuturanesi”, che sempre di più sta riscuotendo successo tra la popolazione locale e non solo. Della nostra frazione e delle sue bellezze ne parlano ormai anche all'estero, dove molte persone di Tuturano stanno riscoprendo la loro terra anche se ormai lontani. Nella scorsa puntata abbiamo trattato il tema di masseria Specchia, uno dei luoghi forse meno conosciuti della frazione, ma molto importante, dove in passato si trovavano delle postazioni difensive, le “specchie” appunto. Abbiamo scoperto i toponimi intorno a questa zona, scoprendo di come alcuni terreni affianco alla masseria si chiamino Punta della Specchia e Serrazze. Due nomi che indicano di come in questa zona di campagna in passato ci fossero delle postazioni atte a difendere il territorio. Oggi, invece, abbiamo deciso di alzare la posta in palio. Abbiamo ripreso le nostre mountain bike spingendoci fino a masseria Uggio e al limite del feudo di Tuturano, lì dove comincia il “limitone dei greci”, nei pressi di masseria Camarda. Sarà un viaggio straordinario alla scoperta di due popoli, i Longobardi e i Bizantini.
La città di Brindisi, e quindi anche il territorio intorno alla frazione di Tuturano, passarono sotto il domino dei Longobardi intorno all'anno 680. Questi erano un popolo proveniente dalle regioni germaniche, che tra il II e il VI secolo d.C. effettuarono progressivamente una migrazione fino all'Italia, dove giunsero intorno nel 568 guidati da Re Alboino. Qui vennero a contatto con il mondo dei Bizantini, dando vita ad un regno indipendente che man mano si estese fino al Sud, toccando l'odierna Puglia e il Salento. Con l'Editto di Rotari del 643 i Longobardi si convertirono al cattolicesimo, entrando in rapporti sempre più stretti con le componenti bizantine e romane che allora esistevano sulla Penisola. Si diede vita così ad una complessa e articolata “koine” culturale che caratterizzò i cosiddetti regni latino-germanici durante l'Alto Medioevo. Nel 680, epoca di arrivo dei Longobardi nel Salento, la linea di frontiera con i Bizantini si stabilì sull'asse Taranto-Oria-Brindisi, passando per l'attuale Cellino San Marco. In questo tratto doveva esserci il cosiddetto “limitone dei greci”, che per molti studiosi altro non era che un grossa muraglia che andava da Otranto fin quasi all'antica città di Valesio (Valesium), che si trovava tra i territori delle attuali Torchiarolo e San Pietro Vernotico. Il “limes” passava anche nel territorio di Tuturano, proprio a qualche decina di metri da masseria Camarda.
Cominciamo quindi il nostro viaggio ripercorrendo via Specchia in una tiepida domenica di marzo. Alla fine di via Specchia, imbocchiamo la strada provinciale provinciale 80 girando a sinistra. Proseguiamo quindi verso la prima tappa del nostro nuovo tour di “Paesaggi tuturanesi”. Lo facciamo lasciandoci sullo sfondo, a destra, la masseria Specchia, di cui intravediamo la torre. Dopo diversi chilometri e dopo aver superato l'incrocio con la provinciale 82, due tornanti ci conducono nel territorio della masseria Uggio. Un posto suggestivo di Tuturano, noto anche per alcune vicende di cronaca giudiziaria che però preferiamo non riportare in questa sede. A noi interessa la storia dei luoghi in questa occasione. Una storia molto antica, che stiamo per raccontarvi. Mettetevi comodi.
Il territorio a sud-sud est di Brindisi, in particolare quello intorno a Tuturano, non era molto popolato in epoca antica, soprattutto in età romana imperiale. I toponimi attualmente esistenti, come Tutorius appunto, risalgono molto probabilmente agli antichi patrizi romani che in questa zona avevano terreni. I “Tutoria” erano appunto una di questa. Forse schiavi liberati dal dominio del “patronus”, si romanizzarono dando vita ad alcuni insediamenti nella zona dell'attuale Tuturano. I “Tutoria” sono una gens molto nota nella toponomastica romana, in quanto epigrafi con il loro “nomen” si trovano anche in altri importanti siti archeologici pugliesi, come ad esempio a Canosa di Puglia. Si trattava di persone molto attive nel commercio, soprattutto di prodotti agricoli, come grano, vino e olio. Il nome dei "Tutorii" appare documentato anche a Delo, isola greca che si trova nel Mar Egeo, e ciò ci fa capire come tra il 125 e il II secolo a.C. questa gens dal nome gentilizio messapico fosse inserita in una vasta rete commerciale che toccava la Puglia e il Mediterraneo orientale. Come già detto nelle precedenti puntate, il toponimo “Tuturano” deriva anche dal messapico “Taotor” che vuol dire in sostanza “guardiano” o “protettore”. A tal proposito è interessante quello che fa notare la professoressa Marcella Chelotti, docente di Storia ed Epigrafia Romana presso l'Università degli Studi di Bari, la quale riferisce che Tuturano è una delle poche città in Puglia ad aver mantenuto sia il toponimo romano che messapico. Da qui capiamo ancora l'importanza che ha avuto la frazione di Brindisi in epoca antica. Tornando a masseria Uggio, la zona è nota per il ritrovamento di alcuni resti archeologici nei pressi della masseria. Intorno all'area in questione, di tanto in tanto, sono venuti fuori materiali archeologici, specie durante lavori agricoli. Il toponimo Uggio sarebbe un prediale di origine romana. Ciò fa presupporre l'esistenza, nei pressi della masseria, di una grande villa rustica di epoca romana. Masseria Uggio si trovava molto probabilmente su un'arteria stradale secondaria alla viabilità principale romana, questo se si tiene presente che a nord-ovest passava la via Appia (Roma-Brindisi) e a est la cosiddetta Traiana-Calabra, che univa, quasi sulla linea di costa, Brindisi ad Otranto, passando per Valesio. Dai documenti medievali emerge che nei pressi di Tuturano, sul confine territoriale dell'attuale cittadina, nei pressi di Valerano, dovesse passare una “via publica” denominata di “San Martino”. Questo sarà un argomento affascinante di cui vi parleremo presto. Molto probabilmente i resti trovati a masseria Uggio in passato fanno parte di qualche costruzione antica che si trovava sul percorso dell'arteria stradale, che, secondo la nostra ipotesi, doveva condurre al tempio di San Miserino, appunto antica chiesa dedicata a San Martino “in loco Monticelli”. Un luogo che si trova a pochissima distanza dal “limitone dei greci”.
Da masseria Uggio, che oggi si presenta in stato di abbandono insieme alla sua bella chiesa moderna, costruita all'epoca della Riforma Fondiaria, prendiamo di nuovo la provinciale 80 fino all'incrocio con la provinciale San Donaci-Mesagne, e da qui, di fronte a noi, ci immettiamo in una stradina proseguendo fino all'incrocio con la strada provinciale 51, ovvero la Oria-Cellino, il cosidetto “limitone dei greci”. Ci immettiamo di fronte a noi in una stradina di campagna che notiamo essere lastricata con alcune pietre che si presentano squadrate, segno che la strada è molto antica. Rimaniamo affascinati, anche quello di cui vi stiamo per parlare è davvero particolare. I nostri conti tornano: siamo su “limes”, ovvero un antico confine. E dopo pochi metri davanti a noi si staglia imponente il profilo di masseria Camarda, toponimo presente in quasi tutta la Puglia, e specialmente nel Salento. Perché questo toponimo, si saranno chiesti i più nel corso degli anni? La risposta ce la da direttamente lo storico, linguista e filologo francese, Charles du Fresne, noto anche come il du Cange. Secondo costui, che è stato un attento studioso della lingua greca e latina, l'etimologia Camarda deriva da un termine greco-latino, “camardam”, con la quale i bizantini indicavano le loro tende da accampamento a livello militare.
E infatti, visto che siamo sul cosidetto “limes” che divideva a nord i territori dei longobardi e a sud quello dei bizantini, è molto probabile che in questa zona nell'Alto Medioevo vi sia stato un accampamento militare dei bizantini. Si deve tenere presente che a poche centinaia di metri da masseria Camarda, a masseria Scaloti, sono stati trovati resti di età romana repubblicana e imperiale, e anche qui non è esclusa l'esistenza di una grande villa romana o una fattoria dell'epoca. E qui, vista l'esistenza dell'accampamento militare di Camarda, non possiamo andare lontano da una conclusione. Che ci fanno gli accampamenti bizantini vicino ad un confine che doveva essere murato da una grande muraglia, come doveva essere il “limitone dei greci”? Semplicemente perché, molto probabilmente, la grande opera di protezione non esisteva. Quello che esisteva e c'era, era sicuramente questa antica via di comunicazione che collegava Oria fin nei pressi di Valesio, e che era presa come confine tra i possedimenti dei Longobardi e quelli Bizantini. L'area a sud di Tuturano, quella compresa a partire da San Donaci, si colloca infatti molto prossima alla provincia di Lecce, lì dove l'influenza greco-bizantina è stata molto più forte. Anche a Tuturano c'erano il rito greco ortodosso e quello cattolico nel Medioevo, con le chiese di Sant'Eustachio e San Cosimo e Damiano, ciò a testimonianza anche dell'ubicazione stessa di Tuturano, posta quindi a pochi chilometri da una via di comunicazione così importante. Torna con grande forza la funzione “protettiva” che doveva avere la frazione di Brindisi per tutto il territorio circostante. Ce lo fa capire la grande torre posta nel pieno centro abitato in piazza Regina Margherita, un luogo di cui vi parleremo molto presto. Arrivati a masseria Camarda decidiamo di non tornare indietro. Il Gps ci indica che è infatti molto vicino il tempio di San Miserino, situato a 5 km a NO di San Donaci, esattamente a metà strada tra San Donaci e Tuturano. Decidiamo di pedalare per un altro paio di chilometri, superando alcuni terreni coltivati e immettendoci in un sentiero quasi completamente coperto dalla vegetazione. Sbuchiamo su una stradina asfaltata che scopriamo essere un percorso cicloturistico. Limitone dei Greci, così ci indica un cartello. Il tempo di qualche pedalata e scopriamo, a nostro malincuore, che la ruota di una delle nostre bici si è forata. Ma la nostra avventura si chiude qui: davanti a noi troviamo il tempio di San Miserino, che quasi ci aspettava. L'antico edificio del VI secolo incornicia un paesaggio pazzesco, con la grande Valle della Cupa che si estende davanti a noi. Eccolo il “limes”, il “confine”, segnato dalla grande depressione del terreno. Da una parte c'è il territorio di Tuturano, dall'altra quello di San Donaci. Masseria Camarda è a neanche un chilometro. Visitiamo il tempietto e poi è ora di rientrare. Dopo poco tempo un amico ci soccorre: carichiamo la bici forata e il viaggio deve proseguire in macchina fino a Tuturano.
Torniamo in redazione comunque felici. Consultando le nostre fonti e la cartografia ci rendiamo conto che abbiamo percorso una strada praticamente dritta a partire dallo svincolo con masseria Specchia. La strada 80 risulta essere un diverticolo che si diparte da masseria Cerrito, e che se continuata a seguire nella sua interezza verso nord-est conduce alla periferia di Brindisi. Una strada dritta che prosegue dalle porte del capoluogo di provincia fino al bivio con la San Donaci-Mesagne e da qui poi prosegue verso Uggio arrivando quindi alle soglie di masseria Camarda. Restiamo senza parole. La via “de Sancto Martino” citata dai documenti medievali si trovava “ab aquilone”, ovvero a nord di San Martino, che oggi si chiama San Miserino. Nei pressi di Cerrito si trovava l'antico casale di Senestrito e più in là, verso Mesagne, il casale ormai scomparso di Valerano. La via di San Martino passava proprio nelle vicinanze di questo casale e di Tuturano.
Nella prossima puntata di “Paesaggi tuturanesi” vi porteremo alla scoperta dell'antica via partendo da Cerrito e raccontandovi dell'antico casale di Senestrito. Ci sposteremo poi più in là, a masseria Torricella, antico insediamento di età imperiale romana, per poi entrare nell'antico territorio di Valerano. Andremo alla scoperta della storia di questi due casali medievali, strettamente legati a Tuturano e alla sua storia. Una storia che affonda le radici molto lontano nella storia.
ITINERARIO TUTURANO-MASSERIA CAMARDA
Per arrivare a masseria Camarda da Tuturano bisogna percorrere un bel po' di strada. Imbocchiamo via Specchia da Largo Cairoli e usciamo dal paese. Continuiamo sempre dritto per qualche chilometro fino allo svincolo con la provinciale 80. Da qui raggiungiamo l'incrocio con la provinciale 82 e proseguiamo sempre dritto sulla 80 fino ad arrivare alle curve che introducono a masseria Uggio, che troviamo qualche chilometro dopo sulla sinistra. La masseria è inconfondibile, anche perché la sua chiesa non passa di certo inosservata all'occhio del visitatore. Gli edifici attorno alla masseria versano in abbandono, così come lo stesso edificio religioso. Molto suggestiva la corte della masseria con le tipiche costruzioni “a cannizzo”. Un filo utilizzato per stendere i panni ci ricorda che il luogo era abitato fino a non poco tempo addietro. Da masseria Uggio, usciamo nuovamente sulla 80 e ci dirigiamo verso l'incrocio con la San Donaci-Mesagne. Qui proseguiamo dritto fino all'incrocio con la provinciale 51. Di fronte a noi si apre un sentiero di campagna, lo imbocchiamo e dopo neanche un centinaio di metri si apre difronte a noi lo spiazzo della masseria Camarda, oggi chiuso da un cancello. La masseria, come si può notare sin da subito, versa in stato di abbandono. Oggi non è più abitata. All'esterno fa capolino un bel pozzo in pietra, mentre una scala all'interno porta ai piani superiore. L'edificio è imponente e dal suo corpo di fabbrica si eleva una struttura rettangolare alta una decina di metri. Belle le bombature scolpite poco sotto la finestra del corpo principale della masseria. Da masseria Camarda rifacciamo quindi indietro il percorso e torniamo tramite via Specchia a Tuturano. In alternativa si potrebbe svoltare sulla SP 51 e proseguire verso Cellino, passando per le tenute di Al Bano Carrisi e da qui svoltare a destra sulla pronciale 79 che da San Donaci conduce a Tuturano, passando quindi per masseria Colemi, ed entrando a Tuturano dalla zona del campo sportivo. Da questa parte però il percorso è molto più lungo, ma tornerete a casa con la soddisfazione di aver percorso un tratto del “limitone dei greci”.