«Paparelle e anatroccoli». Così Totò Riina definisce gli uomini della scorta probabili vittime degli attentati 'in progetto' contro i magistrati palermitani. A rivelare il disprezzo che il capo della mafia in carcere nel carcere milanese di Opera nutre nei confronti degli operatori di Giustizia, sono le intercettazioni della Direzione distrettuale antimafia.
Queste sono state eseguite durante l'ora d'aria del 30 ottobre scorso, quando Riina parlava nel cortile con l'altro detenuto, Alberto Lorusso. Il boss coorleonese, gesticolando, mimava la dimensione dell'esplosione che aveva in mente aggiungendo: «a chi peschiamo peschiamo.... Peschiamo e non se ne parla più. Perché sono degni... Non devo avere pietà di questi, come loro non hanno pietà ».