«Era a casa, con suo padre e la madre, nel distretto di Scutari. Ma entro il 10 sarebbe ripartito, per una destinazione ancora non chiara. Non si sentiva più sicuro neppure in Albania» queste le prime parole del dirigente della squadra mobile aretina, Giovanni Schettino, sull'arresto di Nik Kodra, condannato a 13 anni in via definitiva per il tentato omicidio di Ruci Rodjan, appartenente alla banda rivale della sua, tra le due che all'alba del 29 marzo si affrontarono nella sparatoria dell'Orciolaia, dove rimase ucciso un giovane muratore.
Kodra era fuggito la scorsa estate ed un lavoro sinergico tra investigatori aretini, Interpol e polizia albanese ha portato a trovarlo ed assicurarlo alla giustizia. Un'indagine complessa e difficile tra l'Italia ed il Paese delle Aquile, nella quale è stato d'aiuto anche Facebook. Infatti il latitante albanese ha pubblicato, proprio sul social network, delle immagini di un lago, che la polizia ha riconosciuto in un bacino vicino appunto a Scutari, la cittadina di Kodra. Il 30enne è stato pizzicato nell'abitazione della sua famiglia la mattina del 30 marzo e portato in carcere in attesa della convalida, in programma stamani, dato che in Albania la fine e l'inizio del nuovo anno si festeggia per tre giorni. Poi, ha assicurato sempre il dottor Schettino, entro il prossimo mese sarà estradato in Italia.
Si chiude così il cerchio attorno ad un fatto di cronaca che per la sua violenza sconvolse profondamente Arezzo, e non solo il quartiere in cui avvenne. All'orgine della sparatoria la gestione della prostituzione ed in particolar modo una donna, Maria Vacaru.
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