Era il 2006 quando all'alba dell'11 luglio numerosi uomini appartenenti alle forze dell'ordine facevano irruzione nelle case di 54 attivisti appartenenti all'area comunista-indipendentista, tra i quali un nutrito numero di iscritti ad A Manca Pro S'Indipendentzia (A sinistra per l'indipendenza,) e altri militanti non appartenenti all'organizzazione.
L'operazione, denominata Arcadia, era guidata dal PM De Angelis (Direzione Distrettuale Antiterrorismo di Cagliari). L'accusa? Associazione sovversiva finalizzata ad attività di terrorismo (art. 270 bis C.P.) per una serie di attentati verificatisi dal 2002 al 2006, la maggior parte dei quali a Olbia e Nuoro, rivendicati dai Nuclei Proletari per il Comunismo (NPC) e dall' Organizzazione Indipendentista Rivolutzionaria (OIR). Tra i reati imputati ai militanti anche quello di propaganda sovversiva (art. 272 C.P., abrogato nel 2006, il cui comma 2 veniva dichiarato costituzionalmente illegittimo dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 87 del 6 luglio 1966).
Ieri 3 dicembre, il gup Giuseppe Pintori ha rinviato a giudizio 18 indagati, stabilendo inoltre lo spostamento del processo dal Tribunale di Cagliari a quello di Sassari. La prima udienza è fissata per il 6 giugno 2014. Prima del dibattimento saranno svolte nuove operazioni peritali (da parte dell'accusa e della difesa) sulle intercettazioni: 90 giorni di tempo per effettuare dunque ulteriori analisi.
Nel corso degli anni la vicenda ha avuto vari sviluppi e, secondo le parti coinvolte, l'impianto accusatorio non sarebbe esente da contraddizioni. Secondo l'avvocato Gianfranco Sollai il gup avrebbe contraddetto l'ordinanza da lui stesso emessa; “dove nero su bianco si diceva che la decisione di prosciogliere o di rinviare a giudizio gli accusati sarebbe stata presa sulla base della trascrizione delle intercettazioni effettuate dai periti. Ma così non è stato”. A pronunciarsi anche l'avvocato Adriano Sollai, secondo il quale “Il teorema accusatorio verrebbe meno anche perché nelle prime operazioni peritali si sono verificate divergenze tra i contenuti delle registrazioni e le trascrizioni effettuate dalla Digos. Siamo certi che il dibattimento sarà il contesto appropriato per dimostrare, grazie anche all’esito delle nuove operazioni peritali, l’infondatezza di un teorema accusatorio che punta a sanzionare politicamente l’indipendentismo”.
A manca Pro s'Indipendentzia dichiara che “l'assedio è reciproco” attraverso un comunicato. “Apprendiamo che il gup Giuseppe Pintori ha deciso di rinviare a giudizio tutti gli indagati dell'operazione Arcadia, fra cui diversi militanti e dirigenti storici della nostra organizzazione. Si aprirà a giugno dunque il grande processo al movimento di liberazione nazionale sardo.” si legge nella nota; e prosegue “Da anni è in corso nei confronti del nostro partito una violentissima caccia alle streghe e una criminalizzazione volta a distruggere e delegittimare la nostra struttura e l'idea stessa del socialismo di liberazione nazionale.
In questi anni la sinistra indipendentista ha reagito con forza a questa persecuzione italiana dimostrando a tutti che le nostre ragioni hanno radici profonde nella storia e nei bisogni del popolo lavoratore sardo”. I militanti sottolineano inoltre che “Con buona pace degli italianisti, dei magistrati, delle forze di occupazione e di tutte le altre articolazioni del colonialismo italiano nel nostro Paese dichiariamo solennemente e in faccia al nemico che la lotta di liberazione nazionale e sociale non può essere sradicata a colpi di persecuzioni giudiziarie, terrorismo mediatico e carcere preventivo. La sinistra indipendentista sarda saprà fare fronte anche in questa occasione alla brutalità del colonialismo e saprà rovesciare nuovamente i rapporti di forza trasformando il processo contro l'indipendentismo sardo in un processo contro i crimini del colonialismo nel nostro Paese. Ancora una volta l'assedio è reciproco”.