E' di sette morti, due ustionati gravi e due feriti lievi il bilancio dell'incendio scoppiato ieri a Prato in uno stabilimento di moda del Macrolotto, la zona industriale alle porte del capoluogo toscano a denso insediamento di manodopera cinese, stessa nazionalità di tutte le vittime.
Secondo la ricostruzione dei fatti de 'La Nazione', l'allarme è scattato poco prima delle 7 di ieri in una zona in cui ''i cinesi vivono e lavorano in condizioni disumane, dove la commistione tra unità lavorative e abitative, nella più totale illegalità e assenza di norme di sicurezza, è diventata una costante''. A prestare i primi soccorsi è stato un ex caarbiniere di passaggio che ha notato le fiamme e il fumo alzati dal forte vento che soffiava.
Gli almeno 30 vigili del fuoco impegnati sul posto hanno trovato loculi dormitorio abusivi costruiti in cartongesso, uno sopra l'altro per sfruttare l'altezza del capannone. I pompieri hanno rinvenuto anche letti, coperte, abiti, effetti personali. Nella parte più bassa del capannone erano ammassati numerosi rotoli di stoffa e plastica usati per confezionare gli abiti. Tutto materiale altamente infiammabile. Al rogo è scampato per miracolo anche un bambino, mentre i vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte per spegnere del tutto le fiamme.
Le cause della tragedia ''potrebbero essere le più disparate: da una stufa elettrica usata per scaldarsi a un cortocircuito, a una bombola gpl. Oggi la Procura ha aperto un fascicolo. L'ipotesi di reato partirà dall'omicidio colposo plurimo e dall'incendio colposo, ma le risultanze investigative potrebbero portare ad altre accuse, riferisce 'La Nazione'. Dall'inizio degli anni '90 sono almeno 4.000 le aziende a gestione cinese operative nella moda insediatesi a Prato, dove è difficile adeguare questa realtà alle normative italiane sulla sicurezza e sul lavoro. ''Le aziende irregolari devono essere chiuse'', ha commentato il ministro dell'Integrazione, Cecile Kyenge. ''La comunita' cinese - ha aggiunto - deve imparare ad aprirsi''.
LA SCHIAVITU' ESISTE ANCORA - ''Le sette vittime di Prato, ai cui familiari vanno il nostro cordoglio e la nostra solidarietà , non consentono più alibi a nessuno. La verità che emerge è che le Rosarno d'Italia sono tante, troppe. Luoghi in cui diritti e dignità umana non hanno alcun valore. Nuove forme di schiavitù per persone sfruttate fino al limite della sopravvivenza''. Così, in una nota, l'Arci commenta l'incendio nel capannone gestito da cinesi a Prato, che ha provocato la morte di sette persone. ''Per un euro all'ora ci si puo' anche lasciare la vita, e non solo a Prato - denuncia l'Arci - Orari di lavoro interminabili e, finito il lavoro, chiusi in loculi sistemati alla bell'e meglio all'interno dei capannoni, due metri per due destinati al riposo e a tutte le altre esigenze di vita. Sbarre alle finestre, perché dai capannoni non si puo' uscire. Molti sono irregolari in nero, e dunque vanno tenuti nascosti. Questo succede nell'Italia del 21° secolo e all'indomani della strage tutti dicono di aver sempre saputo, dal Capo dei Vigili urbani di Prato al governatore Rossi che dichiara 'Siamo tutti responsabili'. No, non siamo tutti responsabili, o perlomeno non tutti allo stesso modo - sottolinea l'Arci - Ci sono le istituzioni, che avevano titoli e mezzi per intervenire e non l'hanno fatto, predisponendo maggiori controlli e applicando la legge che impone il sequestro di simili luoghi, non di produzione, ma di segregazione e tortura. Ci sono i governi che si sono succeduti in questi anni, che mai hanno voluto introdurre l'unico deterrente al commercio di esseri umani: la possibilità di ingresso legale per ricerca lavoro. Si è scelto di introdurre il reato di clandestinità , rendendo le migliaia di persone straniere che arrivano o sono già in Italia tutte ricattabili, manodopera 'usa e getta', merce che in condizioni disumane, e finché serve, produce altra merce. E poi - ricorda la nota - c'è chi da anni questa condizione la denuncia, fa proposte, si mobilita a fianco degli sfruttati, dei senza diritti. Avremmo dovuto urlare più forte, data la sordità della politica? Forse. Se serve lo faremo, ma nessuno potrà più nascondersi dietro al 'io non sapevo', pensare di salvarsi l'anima e la faccia con ipocrite condoglianze. 'Vanno adottate nuove politiche. Va cambiata la legge sull'immigrazione e va eliminato il reato di clandestinità , subito. Solo allora, quando davvero si farà qualcosa di concreto per riaffermare lo stato di diritto nella sua integrità , quando a tutti, italiani e stranieri, verrà garantita dignità e uguaglianza - conclude l'Arci - nessuno potrà più evocare l'accusa, terribile, di complicità , per chi aveva il potere di agire e non l'ha fatto''.