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Tap, via libera gasdotto in Salento

L’ok dal Consiglio di Stato che respinge i ricorsi della Regione Puglia

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Il Consiglio di stato da l’ok al gasdotto Tap che approderà a San Foca in Salento. Al cantiere era stato imposto un fermo dal 21 marzo, che non viene completamente sbloccato, ma segna un punto a favore per la multinazionale e una piccola perdita per la comunità pugliese.

E’ una guerra in atto da cinque anni, a suon di carte bollate: la grande infrastruttura dovrebbe portare in Italia il gas dell'Azerbaijan, partendo dal mar Caspio e attraversando per 870 chilometri la Turchia, la Grecia, l'Albania e il mare Adriatico, con forniture attive dal 2020.
La sentenza 1.392 del Consiglio di Stato conferma le pronunce emesse nel febbraio 2016 dal Tar Lazio: bocciati i ricorsi contro la mancata applicazione della 'Direttiva Seveso' al terminale di ricezione del gasdotto, non necessaria a detta dei giudici perché non è assimilabile a uno stabilimento industriale. Nulla da fare, per Regione e Comune, anche sul piano della Valutazione di impatto ambientale (Via) rilasciata dal ministero dell'Ambiente, nell'ambito della quale sarebbero state vagliate attentamente le problematiche naturalistiche dell'approdo di San Foca e anche le 11 possibili alternative.

L'idea del governo è che l'opera deve andare avanti, mentre quella di Regione Puglia, Comune di Melendugno, alcuni amministratori salentini e diverse centinaia di cittadini, è che il gasdotto non debba essere costruito in quel punto. L'espianto di 231 ulivi, cominciato il 17 marzo, è stato bloccato a causa dei disordini del 21 marzo. Se dal ministero dell'Ambiente arrivasse l'attestazione della regolarità dell'iter, però, ricomincerebbe.

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