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Le ombre del fotovoltaico italiano

Odore di mafia nei troppi incentivi alle energie rinnovabili e nessuna filiera produttiva ben strutturata

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Per sostenere le energie rinnovabili sono stati necessari 90 miliardi secondo quanto stabilito dal decreto del Ministro dello Sviluppo economico del 2010. Una somma che è gravata su tutte le famiglie italiane attraverso le bollette da pagare, un sacrificio che le persone sono state disposte a fare per una giusta causa e con un ritorno economico per tutti. Ma su questo ultimo punto non ci sono sicurezze perché nonostante il mastodontico investimento , il ritorno nei confronti della collettività non è stato altrettanto consistente a causa dell’ennesima strategia “all’italiana” dove fa difetto la pianificazione. Questi i dati divulgati dall’Energy & Strategy Group secondo i quali sono stati installati impianti per un totale di 21000 MW con un aumento del 192% in più rispetto al 2009 per un giro d’affari che ha raggiunto i 7,6 miliardi e che ha dato lavoro a 18.500 persone, con una distribuzione che vede vincere il nord con il 58% degli impianti installati rispetto al sud con il 25% e nello specifico è in testa la Lombardi seguita dal Veneto ed Emilia Romagna. Si sono addirittura raggiunti gli 8 GW che erano l’obiettivo prefissato per il 2020. Ma tutta questa produzione a chi giova senza una seria programmazione territoriale e la mancanza distribuzione? SEnza considerare le infiltrazione mafiose nelle regione del sud. Il sistema inoltre ha aiutato questo sfasamento tra l’allaccio degli impianti e la loro azione effettiva.con l’erogazione a pioggia di incentivi. Il III Conto Energia, deciso nell'agosto del 2010 è entrato in vigore nel gennaio 2011 per essere nuovamente sospeso a marzo e molti tra investitori stranieri che avevano scommesso sul fotovoltaico in Italia , dopo i vari stop and go del governo hanno richiesto la bellezza di 500 milioni di risarcimento per i disagi avuti a causa dei cambi delle disposizioni normative. A rimediare ci ha pensato il IV conto energia che ha ridotto i finanziamenti e ha allungato i tempi e questo ha riscosso il plauso degli esperti come il professor Vittorio Chiesa, esperto e docente al Politecnico di Milano, secondo il quale “un regime di incentivazione è efficace se ha carattere di stabilità e al momento in Italia non c’è un piano energetico nazionale e tutto un navigare a vista, come si fa a programmare il trasferimento dell’energia da fotovoltaico, quali settori rafforzare? Quali nuove reti conformare?” Ad oggi è Enel che esegue gli allacci non c’è concorrenza non esiste una vera filiera. In Germania strategia economica e industriale vanno di pari passo, in questo modo i più ragionevoli incentivi tedeschi hanno fatto crescere i produttori mentre da noi il mercato continua a essere di installatori.” Per concludere, in Italia il 94% della lavorazione del silicio è gestita da stranieri e quindi siamo leader nella distribuzione e installazione dei pannelli ma perché il fotovoltaico decolli come si deve è necessario che si crei una filiera completa e la si può ottenere solo con un sostegno economico costante, stabilità normativa e sostenibilità degli investimenti. In Germania si è avuta la defiscalizzazione delle industrie affinché queste potessero strutturare la loro produzione, una mossa che il nostro paese non ha voluto fare e di questo passo si teme l’arrivo al 2031 con un mercato frazionato, reso fittizio dai troppi incentivi e incapace di integrarsi con le altre forme di energia.

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