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Speranza si candida a segretario del Pd

“Serve una discussione vera su identità e prospettiva politica, non un votificio la domenica mattina”.

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Roberto Speranza getta il suo guanto di sfida a Matteo Renzi e annuncia la sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico nel discorso di apertura della manifestazione ‘L’Italia prima di tutto‘ organizzata dalla minoranza dem Sinistra riformista di cui il 37enne ex capogruppo alla Camera è il leader. Un’iniziativa che più osservatori politici hanno voluto vedere come una sorta di assise anticipate in attesa poi di capire quello che accadrà domani all’Ergife di Roma nell’assemblea nazionale del Pd quando verranno fatti pesantemente i conti dopo la sconfitta del 4 dicembre sul referendum di riforma costituzionale. 

“Arriverà presto il congresso Pd – ha detto in apertura rivendicando orgogliosamente la sua appartenenza al Pd - e io ci sarò, mi batterò. Con coraggio e umiltà”. Poi ha aggiunto: “Guardando al sistema di potere di Renzi, qualcuno penserà Davide contro Golia? Accetto la sfida e sono ottimista perché non sono solo”. E in effetti la platea è di quelle che non passano inosservate, o quantomeno da non liquidare con battute spicciole e scontate: tra gli invitati ci sono Guglielmo Epifani e Vincenzo Visco, Pierluigi Bersani e il presidente della regione Puglia Michele Emiliano, oltre all’altro candidato ufficiale alla guida del partito del Nazareno: il governatore della Toscana Enrico Rossi.

“Credo che oggi il Pd debba cambiare – ha spiegato Speranza – non deve essere un uomo solo al comando, ma deve ricostruire un collettivo e mettersi al servizio della ritessitura del centrosinistra”. Al partito dunque “serve una discussione vera su identità e prospettiva politica, non basta un votificio una domenica mattina” e il modo per farlo è “un congresso rifondativo”.“Noi  ha sottolineato ancora - chiediamo che il Pd capisca la lezione del 4 dicembre, che non si metta la testa sotto la sabbia. In questi giorni ho sentito parlare di scissione. Non siamo questo, siamo il Pd che vuole discutere. Un Pd preoccupato che guarda in faccia la nostra realtà. Io ho votato No, come tanti elettori di centrosinistra. I toni della campagna sono stati pessimi ma alla fine tante energie positive si sono liberate. Ora non vanno disperse”.

Prudente il commento finale di Emiliano secondo il quale non è “il momento di parlare di candidature. Adesso faremo insieme il tour per l’Italia poi verrà scelto “un candidato unico” che rappresenti la minoranza”. Contrario a una “confederazione di tutti contro Renzi” è Enrico Rossi, candidatosi però da tempo alla segreteria: “La nostra gente vuole unità tra di noi. Troveremo un modo, ora contano più i contenuti dei nomi”. Che poi però ribadisce: “: “Io ci sono, mi sono proposto, ho dato la disponibilità ad andare avanti”.

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