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Addio della Marshall Farm Group, si chiude definitivamente il caso Green Hill

Impossibile lavorare in Italia per l'azienda proprietaria dell'allevamento di beagles destinati alla ricerca scientifica

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  La vicenda era balzata alle cronache nella primavera del 2012, quando dopo anni di esposti e proteste un gruppo di manifestanti aveva fatto irruzione nello stabilimento di Montichiari, in provincia di Brescia, e sottratto alcune decine di cani.

L'azione, che portò alla condanna per furto, violazione di domicilio, danneggiamento e rapina per gli autori del blitz animalista, fece anche da miccia per il dibattito sulla sperimentazione animale in Italia. Dalla denuncia dei proprietari verso gli animalisti, scaturì un altro procedimento legale questa volta contro i proprietari della struttura dopo che il perito chiamato dall'avvocato degli attivisti per un sopralluogo aveva espresso diversi dubbi sulla gestione dell'allevamento e ne aveva denunciato le presunte e gravi condizioni in cui erano tenuti gli animali. Il processo per maltrattamento e uccisione immotivata degli animali aveva portato quindi il giudice a decidere per il sequestro cautelativo delle strutture, affidando temporaneamente la custodia degli animali alla Lega Anti Vivisezione. e da una parte gli animalisti giovano (il dibattito ad alto tasso emotivo scatenato aveva portato il tema in Parlamento, “catturato” in primis dalla parlamentare ed ex Ministro di Forza Italia Michela Brambilla, che nel recepimento della direttiva europea sulla sperimentazione animale aveva deciso di inserire una più restrittivs norma per vietare l'allevamento di animali a fini sperimentali), dall'altra il mondo scientifico ha attaccato sia la magistratura che la politica, ree di essersi chinate alla Lav e alle campagne ambientaliste di aver, di fatto, reso ancora più difficile la ricerca in Italia.

In una serie di articoli e documenti, Pro-Test aveva per esempio contestato le motivazioni della sentenza che aveva condannato i responsabili dell'allevamento, condanna basata su un'ispezione del Corpo Forestale dello Stato eseguite da veterinari notoriamente impegnati nelle campagne animaliste (anche contro Green Hill), e che aveva ignorato invece i 67 controlli dell'Asl di Brescia (tutti positivi), le ispezioni di Regione Lombardia e del Ministero della Salute e dell'Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia Romagna. E che aveva esaminato 44 eutanasie effettuate nell'arco di 3 anni (su un totale di almeno 9000 cani) ritenute “non necessarie” principalmente su base di una perizia effettuata da un veterinario socio onorario della Lav, parte civile nel processo.

Oggi Pro-Test Italia, dando la notizie dell'uscita di scena della Marshall Farm Group, non ha dubbi: “E' la sconfitta del sistema Italia – si può leggere sul sito – L'allevamento era stato subito dissequestrato ma non poteva più operare in quanto il nostro Parlamento, per accontentare le lobby animaliste, introdusse una norma Siamo un paese in cui la politica impone per legge la sperimentazione animale per testare farmaci prima di commercializzarli ma ne impedisce l'allevamento costringendo gli istituti, compresi quelli pubblici, a comprare gli animali all'estero. Un Parlamento che ha tolto lo stipendio a 50 famiglie e che sta facendo finire l'Italia sotto infrazione (con relative multe) per la violazione nel recepimento della direttiva. Quanto costano all'Italia le pressioni della Lav e degli altri gruppi di interesse animalisti a Montecitorio? Ora che Marshall se n'è andata lascia soli noi a riflettere su quali valori vogliamo costruire il Paese, perchè se lo vogliamo costruire sulla demagogia possiamo lasciare le chiavi di casa alla Lav e seguire la Marshall nell'unica via praticabile: andare via”. 

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