Un anniversario che ricorda un tragedia del passato e un presente doloroso, che funge da monito per quanti vogliono dimenticarsi o vogliono fingere che in questo paese non esista empatia o solidarietà. Questa commemorazione che qualcuno ha definito in "pompa magna" oltre a celebrare un passato ha voluto rilanciare il messaggio secondo il quale con l’ottimismo, la fratellanza l’entusiasmo e la voglia di fare tutto si può aggiustare anche al presente.
Un intento encomiabile , puntare sulla solidarietà e sui buoni sentimenti è sempre positivo. Celebrare principalmente gli angeli del fango, quella carica di giovani che per puro altruismo arrivarono a Firenze armati di zaino e sacco e pelo e ripulirono la città dai detriti rischiando malattie e dormendo al freddo, certamente fa onore all’amministrazione e allo stesso Presidente della Repubblica che nel momento più solenne della celebrazione nel salone dei 500 ha dichiarato: ”Firenze non si è rassegnata con pazienza e con determinazione ha dimostrato che rinascere è possibile, rinascere è un dovere con l’aiuto dello Stato e la solidarietà delle istituzioni, della gente comune. Nei momenti difficili la solidarietà rappresenta una straordinaria energia costruttiva e Firenze questo messaggio di ricostruzione e di speranza vuole inviarlo alle popolazioni dell’Italia centrale colpite dal terremoto. "
Ottimismo e fiducia nella solidarietà umana e profusione a partire dal sindaco Nardella che rassicura sulla pericolosità dell’Arno di cui diffida dall’aver paura ma che ammette poi sottovoce che in realtà per 48 anni è stato fatto poco sul tema della prevenzione e della riduzione dei rischi idrogeologici.
Plausi all’entusiamo e al senso di fratellanza e alla buona volontà degli angeli del fango anche da parte del premier pronto per la Leopolda e che non ha voluto mancare per un breve saluto nel salotto istituzionale della città per le commemorazioni.
"Siamo qui anche per fare due lacrime, soprattutto chi si accorge di avere 50 anni in più: le due lacrime sono l'emozione e la commozione, ma mettetele a servizio della comunità, portateci col vostro ottimismo e la vostra energia a guardare al futuro con entusiasmo". "Noi - ha aggiunto Renzi - siamo la generazione che non ha fatto in tempo a vivere l'esperienza dell'alluvione, ma abbiamo fatto in tempo a dire grazie a chi c'era, ed è venuto qui oggi. Abbiamo bisogno di voi e in questo salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio ci siete voi per dire che oggi tutti noi abbiamo bisogno dello stesso spirito di allora: lo dobbiamo a chi vive difficoltà come le popolazioni colpite dal terremoto”.
Un parallelismo continuo tra le zone colpite dal terremoto e l’alluvione di Firenze, dimenticando il periodo e il diverso contesto territoriale e sociale. Firenze è una citta, un piccolo gioiello nel mondo dell’arte e non una regione pur includendo la provincia e nel 1966 il numero di abitanti era ancora più esiguo rispetto all’area colpita oggi dal terremoto che coinvolge tre regioni del Centro Italia.
Era una città che stava per festeggiare i venti anni dalla fine della seconda guerra mondiale, una popolazione quindi avvezza agli stenti e ai sacrifici di ogni tipo (i più piccoli portavano i calzoni corti anche in inverno vi ricordate?) Tra i terremotati di oggi si annoverano bambini che già dalla più tenera età, fortuntamente, sanno usare uno smartphone e questo non facilita certo la loro capacità e quella dei genitori di resistenza o spirito di sopportazione.
L’alluvione fu un evento isolato che durò due giorni , il terremoto è un fenomeno che può farsi sentire per anni e per mesi ininterrottamente, infine nel 1966 molti raggiunsero il capoluogo toscano più per amore dell’arte che non degli sfollati, anche se seppero rendersi utili in molti modi, lo stesso entusiasmo non si avrebbe certo per il piccolo borgo, patria di bestiame e poco altro nel centro dell’Umbria.
In definitiva nonostante Mattarella abbia dichiarato che rinascere è un dovere con l’aiuto dello Stato oggi la commemorazione dell’alluvione del 66’ si è tradotta nella celebrazione del volontariato non retribuito. Si è caricato di grandi onori ma anche di troppa responsabilità l’azione gratuita di chi per un senso di fratellanza accorre ad aiutare chi a causa di un evento naturale ha perso ogni suo riferimento e dignità.
Siamo d’accordo in questo periodo di rigurgiti nazionalisti e xenofobi nell’enfatizzare il senso di accoglienza, ma non vorremmo che questo fosse un pretesto per sorvolare sulla prevenzione, gli stanziamenti, la messa in sicurezza da rischi idrogeolocii e l’edilizia antisismica e soprattutto, evitare una doverosa vigilanza su corruzione e sprechi che non permettono gli investimenti atti ad evitare che migliaia di giovani si debbano precipitare ad aiutare masse di disperati piuttosto che a svolgere il lavoro ben retribuito che ogni giovane si meriterebbe.