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Esselunga: Caprotti lascia in eredità alla storica segretaria 75 milioni di euro

Moglie e figlia controlleranno la holding con il 70% delle quote, ai nipoti spetteranno invece 15 milioni a testa

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Colpo grosso per Germana Chiodi, storica segretaria del fondatore e patron di Esselunga Bernardo Caprotti, scomparso lo scorso settembre all’età di 90 anni. Alla dipendente, entrata a lavorare nel 1968 appena maggiorenne per il colosso dei supermercati, andranno circa 75 milioni di euro che costituiscono il 50% della liquidità dell'imprenditore lombardo. Secondo poi quanto emerso dal testamento di Caprotti ai cinque nipoti dell’imprenditore Fabrizio e Andrea, figli del fratello Claudio, e ai tre figli di Giuseppe Caprotti andrà il restante 50%, corrispondente a circa 15 milioni di euro a testa. Germana Chiodi, nell’ultimo periodo, quando Caprotti non era più in azienda, aveva la responsabilità della segreteria di direzione di Esselunga e assisteva anche Giuliana, moglie in seconde nozze del patron, e la loro figlia Marina.

La fedele collaboratrice aveva già avuto donazioni per dieci milioni di euro: in più si aggiungono anche due quadri valutati dalla prestigiosa casa d’aste Sotheby's 200mila euro l'uno. Alla moglie Giuliana e alla figlia Marina Sylvia è andato il controllo della holding con il 70% delle quote, mentre la parte rimanente verrà suddivisa tra i figli Giuseppe e Violetta. Il futuro di Esselunga invece sarà affidato agli olandesi di Ahold, società di grande distribuzione con sede a Zaandam.

Prima di morire, l'imprenditore aveva diviso tutti i suoi beni con una precisione certosina, la stessa con cui curava i suoi supermercati, allo scopo di evitare "ulteriori contrasti e pretese"  e, si legge del documento, consentendo a tutti "di vivere in pace nei propri ambiti". Impresa non facile anche perché lo stesso testamento reso oggi pubblico dimostra come invece le divisioni all’interno della famiglia fossero ancora profonde e soprattutto le posizioni lontanissime. La decisione di rivedere la prima versione dell'eredità risale a luglio 2010, quando Caprotti licenziò Paolo De Gennis, vice presidente di Esselunga e storico manager fin dalle origini della gestione Rockefeller. L'uscita di De Gennis, arrivata dopo il siluramento del figlio Giuseppe, fa esplodere anche il litigio con la figlia Violetta che fino a quel momento era rimasta al fianco del padre.

La famiglia si spacca, parte una serie estenuante di battaglie legali (l’ultima conclusasi pochi mesi fa) e a quel punto patron Caprotti decide di nominare “eredi universali in parti uguali tra loro, mia figlia Marina e mia moglie Giuliana”. Le due donne ottengono così il controllo di Supermarkets Italiani, la holding che controlla Esselunga, e il 55% della Villata, l'immobiliare che raccoglie uffici, magazzini e supermercati. Ai figli di primo letto Giuseppe e Violetta va il restante 30% di Esselunga e il 45% dell'immobiliare.

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