Più di due giorni di agonia nel pronto soccorso di un ospedale romano, il San Camillo, per morire senza dignità tra il via vai di malati e parenti. Queste le ultime 56 ore di un malato terminale di cancro che il figlio, un giornalista di Askanews, ha voluto raccontare in una lettera al ministro della sanità Beatrice Lorenzin per descrivere non solo il calvario di una malattia passata a combattere anche contro "l'indifferenza dei medici" ma anche quell'epilogo fatto di umanità espropriata. "Cinquantasei ore in pronto soccorso, da malato terminale...non abbiamo ottenuto nulla", scrive Cairoli.
Appena un paravento per ridare dignità a chi sta morendo "gli altri servivano a garantire la privacy durante le visite, ci è stato detto". Gli ultimi minuti di vita di un uomo così sono sottratti a curiosità e estranei da "un maglioncino con lo scotch tenuto sospeso tra il muro e il paravento". "È successo a Roma, capitale d'Italia", conclude la lettera Cairoli.